Cicerone e Catilina - Studentville

Cicerone e Catilina

Satis constat in iniquissimis rei publicae temporibus Ciceronis operam permagni fuisse. Nam Cicero, ex oratoribus Romanis longe clarissimus eloquentissimusque, acerrimus libertatis defensor semper fuit et cum cognovisset Catilinam consilia perniciosissima rei publicae cepisse atque consulibus insidias parare, eum aperte oppugnavit. Catilina, elatus vetere et illustri nobilitate sed rei familiaris inopia oppressus, fuit vir magna vi et animi et corporis, sed ingenio malo pravoque. Ab adulescentia omnia pessima ei grata fuerunt: bella intestina, caedes, rapinae, discordia civilis. Catilinae corpus patientissimum inediae, algoris, vigiliae fuit, animus audacissimus, subdolus, varius; cupidissimus aliorum bonorum, bona paterna profusissime dissipaverat; ardentior in cupiditatibus, eloquentior quam sapientior fuit. Patefacta igitur coniuratione, Cicero, maximo rei publicae periculo excitatus, in aedem Iovis senatum vocavit ibique, praesentia ipsius Catilinae motus, gravissima oratione eum corripuit et Romä abire coegit. Nam his fere verbis vehementissime eum increpuit: «Nihil, Catilina, perniciosius rei publicae est facinoribus tuis. Omnes cives te timent, omnes consiliis tuis atrocissimis terrentur: ceteros homines imprôbos scelêre superavisti. Tu enim patriae, nobis omnibus carissimae, perniciem cupis, sed nos diligentiores te sociisque tuis erimus et audaciam tuam confutabimus. Omnes iam te pessimum omnium civium existimant et clamant te parricidam et dignissimum exsilii esse».

Versione tradotta

E' abbastanza noto che nei tempi molto avversi dello Stato l'opera di Cicerone sia valsa moltissimo. Infatti Cicerone, tra gli oratori romani di gran lunga il più famoso e il più eloquente, fu sempre acerrimo difensore della libertà e avendo saputo che Catilina aveva preso decisioni molto dannose per lo Stato e preparava insidie ai consoli, lo combatté apertamente. Catilina, superbo per l'antica e illustre nobiltà ma oppresso dall'inconsistenza del patrimonio, fu uomo di grande forza sia d'animo che fisica, ma d'ingegno maligno e cattivo. Dall'adolescenza, tutte le cose peggiori gli furono gradite: le guerre intestine, le stragi, le razzie, la discordia civile. Il corpo di Catilina fu molto resistente alla fame, al dolore e alla veglia, l'animo molto coraggioso, subdolo, mutevole; molto bramoso dei beni altrui, aveva dissipato i beni paterni a piene mani; fu piuttosto ardente nei desideri, più eloquente che saggio. Scoperta dunque la congiura, Cicerone, spinto dal grandissimo pericolo dello Stato, chiamò il senato nel tempio di Giove e là, mosso dalla presenza dello stesso Catilina, lo smascherò con una pesantissima orazione e lo costrinse ad andare via da Roma. Infatti, con parole siffatte lo attaccò molto violentemente: «Niente, Catilina, è più dannoso per lo Stato delle tue nefandezze. Tutti i cittadini ti temono, tutti sono atterriti dalle tue decisioni crudelissime: hai superato in scelleratezza, ogni altro uomo scellerato. Tu infatti della patria, a noi tutti carissima, desideri la rovina, ma noi saremo più diligenti di te e i tuoi compagni e contrasteremo la tua impudenza. Tutti ormai ti reputano il peggiore tra tutti i cittadini e ti gridano che sei parricida e assolutamente degno dell'esilio».

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