Rispettivamente le tecniche pittoriche impressioniste e quelle postimpressioniste si originano da un unico punto di partenza: tutte e due proclamano il contatto diretto con la natura, vissuta però in maniera assai diversa. Lo studio della luce degli impressionisti li porta a catturare l’impressione, di un oggetto, di un paesaggio o di una figura umana, “nell’immediatezza di un attimo”. Le opere di Monet, per esempio, (Impressione. Levar del sole , 1872 o nella serie di Cattedrali,1894), sono il risultato dello studio che il pittore rivolge ai riflessi luminosi sull’acqua, e al soggetto colto in momenti luminosi diversi. La tecnica pittorica, è quella del tratto rapido e delle virgole di colore, che accostate e sovrapposte, creano le vibrazioni. I pittori che si affacciano sulla scena della realtà delle apparenze, della bella epochè (pur consapevole dell’effimero e di ciò che non è per sempre), ripensano invece, alle possibilità concettuali dell’arte: l’arte non è una riproduzione ma una produzione delle sensazioni. Pittori come Cezanne, Gauguin e Van Gogh, seppur in maniera diversa, spostano la loro ricerca artistica, indagando la struttura profonda dell’essere. Gauguin, andrà a cercare nelle isole del Pacifico una società ancora capace “di contemplare e di vivere il senso mitico, intrinsecamente misterioso e sacro del reale”. Le Donne Polinesiane di Gauguin sono infatti simbolo della natura incontaminata: la tecnica pittorica cambia radicalmente. Cercando l’armonia dei colori, è attento nella scelta degli accostamenti. I colori, spesso innaturali, sono stesi con ampie pennellate, e le forme sono contornate da linee nere. Così in Van Gogh, le forme e i colori non vengono più immaginati come ritrattanti un’espressione della natura ma esprimenti uno stato d’animo: i colori diventano caldi e accesi, la pennellata è più marcata e violenta: per esempio I Girasoli del 1888 sono il simbolo della ricerca del sole, dell’amore per la vita o la La Sedia e la Pipa del 1889 , gli oggetti vengono ritratti in un angolo della stanza, per diventare i simboli stessi della solitudine.
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