Con lo sguardo rivolto alla Grecia antica, Nietzsche si sente alieno al mondo moderno, erede dell’ottimismo socratico, e intraprende una battaglia contro il presente e la sua mancanza di vera cultura, scrivendo le “Considerazioni inattuali”: esse sono inattuali poichò enunciano tesi contrastanti con i valori dominanti e operano per costruire un nuovo futuro, anzichò per avere successo nell’immediato e conquistare l’attualità . Le “Considerazioni inattuali” sono quattro volumi che nascono come opere di transizione e di formazione, in cui la mancanza di uno stile autonomo, inconfondibile, si sente. Nel secondo, più interessante, dal titolo Sull’utilità e il danno della storia per la vita tratta del sapere storico, Nietzsche sostiene che i fatti in sè sono stupidi: occorre l’interpretazione. Sono le teorie ad essere intelligenti. Il senso della storia ò spesso nemico della vita, perchò ci rende schiavi del passato, passivi. Ne consegue una sfiducia nella propria capacità creativa, e il formarsi di una pura erudizione da enciclopedie ambulanti, che annulla la personalità : “nessuno osa più esporre se stesso, ma ciascuno prende la maschera di uomo colto, di dotto, di poeta”. Si diventa così “uomini che non vedono quello che anche un bambino vede”. In particolare riconosce che: la storia archeologica si ferma al mediocre, si attarda ad ammirare il passato, anche nei suoi aspetti mediocri e meschini, per giustificare la presente mediocrità la storia monumentale cerca nel passato esempi e modelli positivi, che mancano nel presente, onde poter guardare al futuro con sicurezza che ciò che ò stato possibile in passato lo sarà ancora solo la storia critica ò davvero positiva, in quanto non si limita a favorire l’imitazione del passato, anche eroico, ma lo vuole superare. Nietzsche non nega la storia, ma la vuole subordinata alla vita.. [… ] Ma che la vita abbia bisogno del servizio della storia, deve essere compreso altrettanto chiaramente quanto la proposizione che sarà più tardi da dimostrare – secondo cui un eccesso di storia danneggia l’essere vivente. In tre riguardi al vivente occorre la storia: essa gli occorre in quanto ò attivo e ha aspirazioni, in quanto preserva e venera, in quanto soffre e ha bisogno di liberazione. A questi tre rapporti corrispondono tre specie di storia, in quanto sia permesso distinguere una specie di storia monumentale, una specie antiquaria e una specie critica. [… ] La storia occorre innanzitutto all’attivo e al potente, a colui che combatte una grande battaglia, che ha bisogno di modelli, maestri e consolatori, e che non può trovarli fra i suoi compagni e nel presente. [… ] L’uomo invidia l’animale, che subito dimentica [… ] l’animale vive in modo non storico, poichò si risolve nel presente [… ] l’uomo invece resiste sotto il grande e sempre più grande carico del passato: questo lo schiaccia a terra e lo piega da parte. Per ogni agire ci vuole oblìo: come per la vita di ogni essere organico ci vuole non solo luce, ma anche oscurità . La serenità , la buona coscienza, la lieta azione, la fiducia nel futuro dipendono [… ] dal fatto che si sappia tanto bene dimenticare al tempo giusto, quanto ricordare al tempo giusto… Così dice Nietzsche a proposito delle “Considerazioni inattuali” nella propria autobiografia, “Ecce homo”: “Sono scritti sostanzialmente polemici. Dimostrano che io non ero un sognatore, che mi fa piacere anche di sguainare la spade; forse anche che ho il polso pericolosamente sciolto. Il primo assalto (1873) fu diretto contro la cultura tedesca che già allora consideravo con un disprezzo senza limiti. Senza senso, senza sostanza, senza scopo: una semplice opinione pubblica. [… ] La seconda considerazione inattuale (1874) mette in luce ciò che vi è di pericoloso, ciò che corrode e avvelena la vita nel nostro modo di coltivare la scienza: la vita, malata a causa di questo congegno, di questo meccanismo privo di personalità , a causa dell’impersonalità del lavoratore e della falsa economia nella divisione del lavoro. Il fine: la cultura, va perduto; il mezzo: il movimento scientifico moderno, ne è barbarizzato. [… ] Nella terza e nella quarta Considerazione inattuale, come indici di un concetto superiore di cultura, del ristabilimento del concetto di cultura, sono opposti due casi di egoismo, di educazione di se stessi, due tipi per eccellenza fuori dal loro tempo, pieni di sovrano disprezzo per tutto ciò che intorno a loro si chiamava impero, cultura, cristianesimo, Bismarck, successo; dico Schopenhauer e Wagner, oppure, con una parola sola, Nietzsche. ” E nelle Considerazioni inattuali uno dei temi portanti è quello riguardante la storia; ora per Nietzsche “non esistono fatti, ma solo interpretazioni”, vale a dire che ogni fatto che ci viene tramandato o semplicemente raccontato non è mai il fatto in sò, ma è sempre un’interpretazione da parte di chi ce lo racconta. La cultura moderna appare a Nietzsche soprattutto in preda ad una “ipertrofia” del sapere storico: la malattia storica. Alla descrizione e alla cura di questa nociva malattia, Nietzsche tenta di provvedere con la seconda delle “Considerazioni inattuali”, intitolata “Sull’utilità e sul danno della storia per la vita”. Essa è inattuale perchò smaschera gli elementi potenzialmente dannosi contenuti in ciò che per l’epoca presente rappresenta un vanto: la formazione e la conoscenza storica. Il criterio per formulare questa valutazione è dato dalla vita: la storia favorisce e incrementa oppure blocca e atrofizza la vita e l’azione? L’ oblio per Nietzsche è necessario alla vita: per poter vivere nel presente, bisogna poter dimenticare il passato, che altrimenti ci sovrasterebbe e paralizzerebbe. Questo non significa che la storia, fondata sulla memoria del passato, sia inevitabilmente sempre perniciosa: la cosa importante è ricordare nel momento giusto e nella misura adeguata. La storia deve quindi essere posta al servizio della vita, non viceversa: il tema della vita e del suo primato su qualsiasi altra cosa è il filo che lega l’intera produzione nietzscheana. Per valutare il carattere positivo o negativo della storia occorre assumere come criterio di riferimento e di misura la vita, ma per comprendere il posto da assegnare alla storia nella vita, senza che ciò si tramuti in un danno per la vita stessa, occorre partire da un chiarimento del rapporto che intercorre tra vita e oblio. La vita, come accennavamo, può fiorire solo grazie all’oblio, perchò è questo che permette di immergersi totalmente nella vita, nell’immediatezza del presente: se non c’è oblio la vita diventa impossibile perchò rimane paralizzata dal passato. La storia invece è memoria: essa dovrà , dunque, entrare a far parte della vita solo nella misura in cui incrementerà e favorirà la vita stessa; al di là di questo, essa genererà solo un blocco e un’atrofizzazione della vita. Nietzsche distingue tre tipi di storia, ognuno dei quali è necessario per il vivente, ma può anche svolgere una funzione negativa nei confronti della vita. E Nietzsche distingue tra 3 forme di storia: la storia archeologica si ferma al mediocre, si attarda ad ammirare il passato, anche nei suoi aspetti mediocri e meschini, per giustificare la presente mediocrità ; la storia monumentale cerca nel passato esempi e modelli positivi, che mancano nel presente, onde poter guardare al futuro con sicurezza che ciò che ò stato possibile in passato lo sarà ancora; solo la storia critica ò davvero positiva, in quanto non si limita ad favorire l’imitazione del passato, anche eroico, ma lo vuole superare: essa trascina il passato davanti al tribunale, lo giudica e lo condanna. Il tema storico, nelle Considerazioni inattuali, è davvero forte e sentito, e Nietzsche arriva a dire, come in parte già accennato all’inizio: ” l’uomo invidia l’animale, che subito dimentica [.. ] l’animale vive in modo non storico, poichè si risolve nel presente [.. ] l’uomo invece resiste sotto il grande e sempre più grande carico del passato: questo lo schiaccia a terra e lo piega da parte. Per ogni agire ci vuole oblìo: come per la vita di ogni essere organico ci vuole non solo luce, ma anche oscurità . La serenità , la buona coscienza, la lieta azione la fiducia nel futuro dipendono [.. ] dal fatto che si sappia tanto bene dimenticare al tempo giusto, quanto ricordare al tempo giusto. ” Ma analizziamo più in profondità le 4 considerazioni inattuali che costituiscono il testo: Ecco, subito, venirci incontro nella prima considerazione Davide Strauss, confessore, scrittore, filisteo della coltura, razionalista, senza fede, senza passione, adiposo di ottimismo, incapace di comprendere la nuova spiritualità , rappresentante perfetto della indifferenza, non originale, diffidente, avaro, soddisfatto, attaccato a irti squallori di schemi logici, non vivente l’attualità della vita. L’autore di Vom alten und neuen Glauben ò antipatico come ogni omiciattolo che vuole riuscirci troppo simpatico. Nietzsche nella Prima Inattuale condanna la scienza e la storia. La realtà , Egli scrive, ò dramma. E lo viene provando con la vita che fin d’ora (1873) si manifesta ardua. La Seconda Inattuale ò pungente di ostilità , in nome della natura, contro il sapere storico. La Grecia presocratica e la coltura tragica, di cui Nietzsche ò l’apostolo nella Germania del secolo decimonono, riempiono di attualità questo scritto del ’73-’74 intorno all’utilità e al danno della storia per la vita. L’assoluto nietzscheano che squilla nell’Origine della Tragedia ò non storico e soprastorico insieme. In questa Seconda Inattuale il problema storico ò posto naturalisticamente come problema di utilità per la vita. Nietzsche odia i famuli alla Wagner goethiano. Di fronte alla storia Nietzsche afferma la vita. Vita ò agire, vita ò dimenticare. La vita ò antistorica per Nietzsche. La creazione della vita da parte del genio forma il tessuto della Terza Inattuale. La coscienza etica si afferma in senso individualistico. L’individuo apporta l’eticità vivendo liberamente, in libertà geniale. L’avvento del genio giustifica di per sè stesso l’esistenza. Rammentiamoci del Prometeo incatenato di Eschilo e del Prometeo goethiano. L’individuo geniale ò intuito da Nietzsche padrone e creatore della storia. Spinto dal turbine delle passioni ardenti, volatore sull’ala degl’istinti, volontario come una creazione dal nulla, agitantesi come quelle freie Mà¤chle ohne Ethik che Nietzsche abbraccia religiosamente, Egli segue, unica norma, il comando della concreta realizzazione del proprio essere. Intorno all’uomo di genio il deserto: quale contatto tra l’unico e le sparute determinazioni dei valori degli sparuti uomini affaccendantisi? Artista, il genio ò libero da ogni legge: l’arte ò vita in senso religioso. L’estetica tragica ò, sappiamo già , eroica. V’ò un’antitesi granitica tra quanto afferma il genio, e la negazione filitea. Irrazionalissimo, filosofo, poeta, eroe della verità , risolutamente opposto alla freddezza neutra di neutri scienziati, ecco una splendida imagine di genio ribelle in “Arturo Schopenhauer”, che conosce e accetta la verità che atterrisce. Lo Schopenhauer della “Terza Inattuale” (“Schopenhauer educatore”) ò tutto nietzscheano: ò uno Schopenhauer ridotto al sistema nervoso della volontà che scatta negl’impulsi lucidi di Nietzsche. Schopenhauer educa Nietzsche creando la coscienza individuale. Educare vuol dire rivelare la personalità del discepolo. Autobiografica, questa Terza Inattuale ci chiarifica la potenza, veramente geniale, di Nietzsche che interpreta soggettivamente Schopenhauer, cercando in lui la soluzione di problemi propri. Contro l’educazione e la coltura contemporanee vibra Nietzsche i suoi attacchi violenti. Si può parlare di “alchimia psicologica”, a questo riguardo? Comunque, anche il Castiglioni nel suo lucido saggio ammette la giustezza nietzscheana della concezione etica del genio. Del quale si celebra, dionisiacamente, l’apoteosi nella Quarta Inattuale. L’eroe ò glorificato in Riccardo Wagner a Bayreuth. Il mito wagneriano ò ardente di ispirazione prometea. Wagner ò chi afferma Dioniso. L’antitesi Dioniso-Apollo si riflette tragicamente anche in Wagner. L’irrazionale avvampa di ragione intima, misteriosa. Anche Wagner, come Prometeo, ò plasmatore di uomini tragici che superano l’umanità .
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- Filosofia - 1800