Il fisico francese Ampere trovò sperimentalmente che due fili paralleli percorsi da corrente I1 e I2 si attraggono o si respingono in relazione al verso concorde o discorde delle correnti con una forza direttamente proporzionale alle correnti ed inversamente proporzionali alla distanza per ogni unità di lunghezza del filo. La costante di proporzionalità di tale legge dipende dal mezzo. Tale legge permette di definire l’unità di misura delle correnti.
Infatti l’ampere è l’intensità della corrente che percorrendo due fili paralleli genera una forza per ogni metro di filo pari a 2*10 alla meno 7 N. Questo è il principio dell’elettro-dinamometro che è conservato insieme alle altre unità di misura a Parigi.
Per calcolare tale legge si procede calcolando il campo generato dal primo filo nel punto dove c’è il secondo e viceversa e sommando i campi. Questo permette di considerare la legge non come azione a distanza fra due correnti ma come azione reciproca mediata attraverso il campo magnetico generato. È utile ricordare che anche le cariche in moto sono delle correnti e quindi generano campi magnetici come descritto in precedenza in particolare gli elettroni che girano intorno all’atomo.
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