Hannibal multis laboribus magnaque exercitus sui diminutione Alpes superavit.
Nam in initinere Haud parvis numerus militum omnesque fere elephantes frigore et asperitates locorum perierunt. Tota Italia, cum Carthaginiensium ducem in summis Alpibus aspicit, magno terrore concutitur, statim pecora agrique deserunt, omnes familiae rusticanae silvas et ferarum cubilia petunt.De adventu hostium nuntio accepto, in omnibus urbibus matres pensa e manibus abiciunt, parvos liberos ad templa trahunt, ibique vario planctu ploratuque deos invocant, clades apud Trasimenum et Cannas dolore praesago praenuntiant. Sed cives Romani singulari patientia incommoda diutini acrisque belli tulerunt. Tandem P. Scipio, strenuus dux, traiecto in Africam exercitu Hannibalem ab Italiae vastatione revocavit et apud Zamam hostium copias vicit fugavitque. Sic Chartago, Romanae potentiae diu aemula et inimica, civium fortitudine imperatorisque virtute devicta est.
Versione tradotta
Annibale con molte fatiche e grande diminuzione del suo esercito superò le Alpi. Infatti nel viaggio non un piccolo numero di soldati e tutti gli elefanti morirono per il freddo e le difficoltà dei luoghi. Tutta l'italia, quando vide il comandante dei cartaginesi sulle alte alpi, fu abbattuto da grande timore, subito lasciarono le greggi e i campi, tutte le famiglie di campagni si diressero verso i boschi e nascondigli (cerca ferarum). Accolto la notizia dell'arrivo dei nemici, in tutte le città le madri persero (cerca pensa) dalle mani, trascinano ai templi i piccoli figli, qui invocano gli dei con vari lamenti e pianti, preannunciano le sconfitte presso il trasimeno e di Canne con dolore (presago). Ma i cittadini romani sopportarono con singolare pazienza le difficoltà della lunga e difficile guerra. Così cartagine, nemica e emula a lungo della potenza romana, fu sconfitta dalla forza dei cittadini e dalla virtù del generale.
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