Già nel XIV secolo Dante critica duramente la Chiesa principalmente per due motivi: la pretesa di assumere il potere temporale e la propria corruzione.
Nel “De Monarchia”, Dante fa un distinzione tra felicità terrena, che può essere raggiunta tramite la strada tracciata dall’Imperatore, e felicità eterna che può essere raggiunta solo tramite gli insegnamenti di Cristo e quindi tramite la Chiesa.
Se la Chiesa si arrogasse il potere dell’Imperatore, secondo Dante verrebbe a mancare quell’equilibrio dal quale derivano l’ordine e la civiltà che dovrebbero caratterizzare lo Stato.
Nonostante siano passati oltre sette secoli, al giorno d’oggi la Chiesa, soprattutto con l’avvento del nuovo Pontefice, ha dato via libera a tutte le frange più conservatrici che erano tenute a bada dal precedente Papa.
Così, ogni giorno, subiamo il bombardamento di dichiarazioni di esponenti ecclesiastici che si infiltrano nelle questioni politiche italiane.
Gli argomenti nei quali si schiera la Chiesa sono molteplici: dal sancire chi è il miglior politico per governare l’Italia, al tacciare di peccato e concorso in omicidio coloro i quali sostengono dei politici favorevoli all’aborto o alla fecondazione assistita.
Così ci ritroviamo con una Chiesa con un mentalità terribilmente retrograda, contraria a qualsiasi forma di apertura mentale e soprattutto irrispettosa della laicità dello stato italiano, sancita dalla Costituzione.
Per questi motivi la mentalità oppressiva e avida di potere della Chiesa descritta da Dante può essere benissimo paragonata a quella di oggi, seppure con le dovute differenze.
Altro aspetto della Chiesa criticato da Dante è quello della corruzione presente al suo interno, anche nelle cariche più elevate.
Certo, bisogna premettere che la Chiesa non è più coinvolta in affari riguardanti guerre, come nel passato, però al suo interno ci sono tante persone interessate ad ottenere esclusivamente soldi e potere.
Questo, un tempo come oggi, è un atteggiamento diametralmente opposto agli insegnamenti di Cristo, che predicava la povertà, l’uguaglianza e l’amore, e non viene certo rappresentato dall’immensa quantità di denaro posseduta dalla Chiesa.
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