De Rerum Natura, III, 1-30 - Studentville

De Rerum Natura, III, 1-30

De Rerum Natura Libro 3, 1-30: versione tradotta

E tenebris tantis tam clarum extollere lumen
qui

primus potuisti inlustrans commoda vitae,
te sequor, o Graiae gentis decus, inque tuis nunc
ficta pedum pono pressis

vestigia signis,
non ita certandi cupidus quam propter amorem
quod te imitari aveo; quid enim contendat

hirundo
cycnis, aut quid nam tremulis facere artubus haedi
consimile in cursu possint et fortis equi vis?
tu, pater,

es rerum inventor, tu patria nobis
suppeditas praecepta, tuisque ex, inclute, chartis,
floriferis ut apes in saltibus

omnia libant,
omnia nos itidem depascimur aurea dicta,
aurea, perpetua semper dignissima vita.
nam simul ac ratio tua

coepit vociferari
naturam rerum divina mente coorta
diffugiunt animi terrores, moenia mundi
discedunt. totum video per

inane geri res.
apparet divum numen sedesque quietae,
quas neque concutiunt venti nec nubila nimbis
aspergunt neque

nix acri concreta pruina
cana cadens violat semper[que] innubilus aether
integit et large diffuso lumine ridet:
omnia

suppeditat porro natura neque ulla
res animi pacem delibat tempore in ullo.
at contra nusquam apparent Acherusia

templa,
nec tellus obstat quin omnia dispiciantur,
sub pedibus quae cumque infra per inane geruntur.
his ibi me rebus

quaedam divina voluptas
percipit atque horror, quod sic natura tua vi
tam manifesta patens ex omni parte retecta

est.

Versione tradotta

Seguo te, onore del popolo greco, che per primo hai potuto sollevare dalle profonde tenebre verso la

chiara luce, e pongo ora le orme fissate dai miei piedi su quelle impresse dai tuoi, non per desiderio di competizione ma

perché desidero imitarti per amore; come infatti la rondine potrebbe competere con i cigni? O come i capretti dalle tremule

zampe potrebbero fare nella corsa qualcosa di simile alla forza dei coraggiosi cavalli? Tu, o padre, sei l’inventore delle

cose, tu come un padre dai a noi insegnamenti, e da te, eccelso, come le api assorbono tutto il nettare nei campi ricchi di

fiori così noi ci nutriamo dai tuoi scritti di tutte le tue parole d’oro, d’oro, per sempre degne di eterna vita. Infatti

appena la tua dottrina cominciò a vociferare la natura delle cose, sorta dalla(tua)mente divina, i terrori fuggirono dagli

animi, i limiti del mondo si allargarono, adesso vedo tutto generarsi nel vuoto. Appaiono gli dei e le loro sedi tranquille,

che né i venti sconvolgono, né le nuvole di pioggia bagnano, né l’acre neve formata dalla bianca brina cadendo li danneggia,

ma un cielo senza nubi sempre ricopre e sorride generosamente di una luce diffusa: la natura inoltre fornisce tutto e nulla

danneggia la pace dell’animo in nessun momento. Ma in nessun luogo appaiono i templi acherontei, né la terra impedisce di

comprendere le cose che si formano sotto i piedi nel vuoto. Percepisco in queste cose una qualche divino piacere e un brivido

poiché la natura si presenta manifesta da ogni parte chiaramente.

  • Letteratura Latina
  • De rerum natura di Lucrezio
  • Lucrezio

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