Alienazione in Hegel
Secondo Hegel l’alienazione, in quanto fase dello sviluppo dello Spirito ha valore sia negativo sia positivo. È il momento in cui lo Spirito si estrania da se stesso, si oggettiva e proietta fuori di sé e diviene natura. Questa oggettivazione dello Spirito,che si manifesta come natura, ha per Hegel senso negativo. L’alienazione è positiva, invece, quando lo Spirito, successivamente, ritorna in sé nella consapevolezza dell’essersi perso nella Natura. È quindi una visione sintetica e una tappa successiva del divenire.
Alienazione in Feuerbach
Feuerbach, esponente della sinistra hegeliana, vede nell’alienazione il proiettarsi delle qualità positive dell’uomo (amore, ragione e volontà) in un mistico “oltre”, identificato con Dio. Ne consegue che questo “oltre” porta l’uomo all’alienazione di sé perché allontana da se stesso le caratteristiche proprie dell’umano per sottomettersi ad una volontà superiore.
Alienazione in Marx
Marx amplia il concetto di alienazione di Feuerbach in quanto, partendo da un’analisi di economia-politica intravede un’alienazione economica che è alla base di tutti gli altri tipi di alienazione. Per effetto della concezione dialettica e materialistica della storia, divisione del lavoro e proprietà privata, il filosofo individua nel proletariato il destinatario della alienazione, in quanto esso subisce un processo che lo strania da ciò che compie a tal punto che si aliena da se stesso.
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