Con la politica del New Deal Roosvelt intendeva rilanciare l’economia americana, scossa dalla crisi economica e finanziaria del 29, con una maggiore presenza dello stato nell’economia, coniugando ripresa economica e riformismo sociale. I più importanti provvedimenti furono presi nel primi cento giorni di presidenza e mirarono innanzitutto a bloccare la crisi in atto: ristrutturazione del sistema bancario; svalutazione del dollaro per favorire le esportazioni; sostegno ai disoccupati mediante sussidi; erogazione di prestiti per estinguere le ipoteche sulla casa.
In seguito Roosvelt emanò provvedimenti di natura strutturale, per rifondare su nuove basi l’assetto dell’economia americana: con l’Agricultural Adjustment Act si tentò di contenere la sovrapproduzione nel settore agricolo; con il Nira si cercò di limitare la concorrenza nel settore industriale e di tutela dei salari e dei lavoratori. Molto importante fu infine la creazione della Tenessee Valley Authority, ente preposto allo sfruttamento dell’energia idroelettrica dell’omonima valle, che aveva lo scopo di fornire energia a basso costo agli agricoltori. Un tale massiccio intervento dello stato nell’economia, se risollevò le sorti degli Usa, ebbe come contropartita un importante aumento della spesa pubblica.
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