Il Dialogus de oratoribus contiene un dialogo che si immagina avvenuto in casa del retore e tragediografo Curiazio Materno al quale Tacito dice di aver preso parte. Gli interlocutori sono Curiazio Materno, Marco Apro, Vipstano Messalla e Giulio Secondo. Si discute soprattutto di eloquenza. La discussione inizia con Apro e Materno che difendono la poesia e l’eloquenza. Con l’arrivo di Messalla si inizia a parlare della decadenza dell’oratoria. L’interlocutore afferma che l’oratoria è entrata in crisi perché non c’è più una buona educazione né privata né pubblica. La formazione dell’oratore, infatti, non è più accurata come un tempo e i maestri sono impreparati. A concludere il dialogo è Materno, portavoce del pensiero dello stesso Tacito. Egli sostiene che l’oratoria si può sviluppare solo nei paesi dove c’è la libertà o l’anarchia e che, quindi, essa nono può più essere praticata in una società tranquilla e ordinata come quella in cui si stava vivendo.
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