DIETA A ZONA: RIASSUNTO BREVE. La dieta a zona è stata proposta nel 1995 da Sears e si basa sulla riduzione della produzione di insulina, un ormone che regola la trasformazione di carboidrati in eccesso in adipe. La dieta a zona funziona così:
- si calcolano le proteine necessarie, tenendo conto della massa magra del soggetto e del suo indice di attività
- si calcolano i carboidrati per evitare di scatenare un picco d’insulina. Per Sears il rapporto fra proteine e carboidrati deve essere compreso fra 0,6 e 0,8, ottimale 0,75. Poiché il rapporto ottimale è 30:40, i grassi si stimano nel 30%. Sears suggerisce perciò la formula 40-30-30.
Questa formula ha generato una grande confusione e rivela una scarsa propensione ai modelli matematici dell’ideatore della dieta a zona. Poiché si parte dal calcolo delle proteine, la quantità di carboidrati si calcola successivamente (indice 0,75). I grassi secondo la formulazione classica devono essere pari al 30% delle calorie totali. In tal modo però si ottiene una dieta fortemente ipocalorica.
DIETA A ZONA: PRIMA FORMULAZIONE: 40-30-30. Nella formulazione classica della dieta a zona, si parte dal fabbisogno proteico. Secondo Sears, le proteine necessarie ad un soggetto sedentario (si considera un soggetto sedentario per semplicità, in modo da non dover calcolare i contributi lavorativi o sportivi) sono 1,1 g per ogni kg di massa magra, cioè 65,5 g pari a 262 kcal. In una prima “correzione”, si parla di assumere comunque 77 g di proteine, un massimo di 153 kcal; in una seconda correzione si dice che un uomo dovrebbe assumere 13 o 14 blocchetti di proteine, ma ciò comporta una dieta ipocalorica al massimo da 1306 kcal ed è in contrasto con tutte le ricerche sul fabbisogno proteico che parlano di 0,83 g/kg di peso per una persona normale, proprio pari al coefficiente 1,1 originario (riferito alla massa magra). Sears ha apportato una modifica, riferendo 1,1 come dato per persone ospedalizzate. Calcolando i carboidrati secondo il rapporto 40:30, si trovano 350 kcal. I grassi contribuiscono alla dieta nella stessa quantità delle proteine e sono pari a 262 kcal.
Totale: 874 kcal.
Se il fabbisogno calorico del nostro soggetto (cioè la quantità di calorie giornaliera che lo mantiene allo stesso peso) è superiore a 900 kcal (praticamente per il 100% della popolazione di 70 kg), come conseguenza della dieta a zona il soggetto comincerà a dimagrire.
DIETA A ZONA: SECONDA FORMULAZIONE: il rapporto 0,6. Sears propone che il rapporto ottimale proteine/carboidrati è 0,75, ma ancora con 0,6 si è in zona. Rifacendo i conti, i carboidrati diventano (le proteine, e quindi i grassi, restano uguali a prima): 437 kcal.
Totale: 961 kcal.
DIETA A ZONA: TERZA FORMULAZIONE. Nella zona i grassi possono aumentare
Questa formulazione nell’opera originaria di Sears non è presente, ma è stata modificata successivamente per rendere fattibile la dieta a zona. L’importante è il rapporto proteine/carboidrati; per i grassi si può integrare fino al fabbisogno giornaliero.
Uno dei punti critici della dieta a zona di Sears è proprio la gestione degli acidi grassi. Dall’analisi degli acidi grassi e degli eicosanoidi (buoni e cattivi) Sears trova tutta una serie di limitazioni, che praticamente rendono impossibile il seguire la dieta a zona: per esempio bisogna evitare di assumere troppo acido alfalinolenico che blocca la produzione di eicosanoidi buoni. Quest’ultimo è contenuto nella frutta secca che è indispensabile per avere una quantità di grassi sufficiente nella dieta senza usare grassi animali (saturi).
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