L’ intera speculazione di Spinoza può essere ricondotta a un solo tema fondamentale: Dio. La sua filosofia si risolve in una forma di panteismo in cui le suggestioni neoplatoniche si sposano con l’ esigenza, propria del razionalismo cartesiano, di spiegare le cose in maniera chiara e distinta. Dio ò la realtà stessa, la sostanza universale rispetto a cui le singole cose non sono che manifestazioni o modi di essere particolari. Un intelletto che conosca adeguatamente la realtà ò quindi in grado di comprendere come ogni cosa non sia che un aspetto di Dio e tutto derivi necessariamente da lui. Ma per giungere a tanto l’ intelletto umano dev’ essere “emendato”, cioò corretto e perfezionato nel suo uso, in modo da abbandonare completamente l’ usuale considerazione delle cose in termini di entità autonome connesse da incerti legami di causalità efficiente o, peggio, finale. Questa correzione dell’ uso dell’ intelletto, che ò l’ oggetto principale del Tractatus de intellectus emendatione, si articola in quattro fasi successive corrispondenti ad altrettanti gradi di conoscenza (che nell’ Ethica saranno ridotti a tre, assimilando i primi due). Il primo grado ò quello che potremmo chiamare l’ immaginazione, per cui ci formiamo nozioni in base a determinanti segni sensibili, per esempio ciò che si ò letto o sentito dire. Il secondo ò quello della “esperienza vaga”, ovvero della percezione empirica che ci fornisce conoscenze casuali, in cui l’ intelletto non ò ancora intervenuto a porre ordine. Il terzo livello ò dato dalla conoscenza scientifica, che risale dagli effetti alle cause, senza ripercorrere però l’ intera serie causale ( che porterebbe a Dio ), ma arrestandosi ai concetti universali ( come l’ estensione, il numero, il movimento ) che possono fungere da principì specifici delle singole scienze. Il quarto e ultimo grado ò costituito dalla conoscenza intuitiva, nella quale “la sola ò percepita mediante la sua sola essenza”. Questa forma di conoscenza, la sola perfettamente adeguata, permette infatti di risalire l’ intera connessione delle cause fino a Dio o, più esattamente, di vedere intuitivamente la derivazione di tutte le cose dall’ essenza stessa di Dio. Chi raggiunge il livello dell’ intuizione acquista una conoscenza assoluta delle cose, considerate non più come singoli individui separati, bensì come un’ unica realtà universale, nella quale tutto avviene secondo un ordine che coincide con l’ essenza stessa di Dio. Soltanto allora si conclude il percorso intellettuale spinoziano verso l’ assoluto ovvero, secondo la terminologia mistica già usata da Bonaventura che non gli ò estranea, il suo itinerarium mentis in Deum.
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- Filosofia - 1600