De voluptate veteres philosophi diversas sententias dixerunt. Epicurus voluptatem summum bonum esse ponit. Antisthenes Socraticus summum malum dicit. Seusippus vetusque omnis Academia voluptatem et dolorem duo mala esse dicunt opposita inter sese, bonum autem esse, quod utriusque (di entrambi) medium est. Zeno censuit voluptatem esse indifferens, id est neutrum, neque bonum neque malum. Critolaus Peripateticus et malum esse voluptatem dicit et multa alia mala parere ex sese, incurias, desidias, obliviones, ignavias. Plato ante omnes ita varie et multiformiter de voluptate disseruit, ut cunctae istae (queste, nom. f. plur.) sententiae, quas supra posui, apparent ex sermonum eius fontibus profluxisse.
Versione tradotta
Sul desiderio gli antichi filosofi dissero diverse cose. Epicuro sostiene che il sommo piacere è il bene. Antistene il socratico dice che il sommo piacere è il male. Il vecchio Seusippo e tutta l'accademia dicono che il piacere e il dolore sono due mali opposti tra loro, e il bene è il mezzi di entrambi. Zenone pensa che il piacere è indifferente, è neutro, nel senso che non è nè un bene nè un male. Critolao Peripatetico dice che il piacere è un male e da questo scaturiscono altri molti mali, l'incuria, i dissidi, le dimenticanze e l'ignavia. Platone prima di tutte le altre cose parla del piacere, affinchè tutte queste opinioni che ho posto sopra, sembrassero fluire dalle fonti del suo discorso.
- Letteratura Latina
- Noctes Atticae di Gellio
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