Si avvicina la festa delle donne – 8 marzo, Giornata internazionale della donna – e ogni anno è l’occasione per riflettere e soffermarsi sulla situazione delle donne ai giorni nostri. Forse con il tempo questa giornata ha perso un po’ lo smalto impegnato che aveva agli inizi, ma questo non vuol dire che non si debba celebrarla: le Giornate – ce ne sono tante lungo l’anno sul calendario – servono proprio per concentrarsi su un determinato argomento. E se è vero – come è vero – che non bisogna pensare a determinati argomenti solo un giorno l’anno, è pur vero che è necessario ritagliare uno spazio di riflessione appositamente pensato.
È importante soffermarsi sull’infinito del volto – per dirla con Emmanuel Lévinas – quel volto che tante volte è cantato dalla poesia. Per esempio, è un volto idealizzato di donna quello che ci propone il poeta Dino Campana (1885 – 1932) nella poesia Donna genovese. Tutte e tutti noi possiamo sostituire quel “genovese” (senza far alcun torto alle donne liguri, naturalmente!) con altri aggettivi. A un patto, però: che il rispetto per le donne sia realtà quotidiana e non ricordo di un solo giorno.
Donna genovese
Tu mi portasti un po’ d’alga marina
nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
che è corso di lontano e giunge grave
d’ardore, era nel tuo corpo bronzino:
– Oh la divina
semplicità delle tue forme snelle –
Non amore non spasimo, un fantasma,
un’ombra della necessità che vaga
serena e ineluttabile nell’anima
e la discioglie in gioia, in incanto serena
perché per l’infinito lo scirocco
se la possa portare.
Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!
- Tesine