Vulgare amici nomen, sed rara est fides.
Cum parvas aedes sibi fundavisset Socrates, quidam ex populo sic dixit, ut fieri solet: «Quaeso, tam angustam domum talis vir ponis?». «Utinam – inquit – verisamicis hanc impleam!».
Cum duo milites in latronem incidissent, unus profugit, alter autem restitit et ei forti ter repugnavit. Latrone occiso, timidus comes accurrit et stricto gladio: «Cedo – inquit – illum; iam curabo ut sentiat quos attentaverit!». Tunc is qui depugnaverat «Vellem istis verbis saltem adiuvisses modo; constantior fuissem, existimans (verba tua) vera. Nunc conde gladium et linguam pariter futtilem. Ut possis alios ignorantes fallere, ego certe, qui sum expertus quantis viribus fugias, scio quam virtuti tuae credendum non sit». Haec narratio assignari debet illi qui re secunda fortis est, (re) dubia fugax.
Versione tradotta
Il nome dellamico è comune, ma rara è la lealtà. Dopo che Socrate ebbe costruito per sé un tempietto, uno del popolo gli disse, come suole accadere: Ti prego, tu, uomo tale, costruisci una dimora così piccola?. Oh, se potessi riempirla di amici rispose Socrate.
Quando due soldati simbatterono in un brigante, uno scappò, ma laltro rimase e lottò con energia con lui. Ucciso il brigante, il compagno accorre spaventato e, sguainata la spada, dice: Dammelo! Farò in modo che si renda conto di chi ha assalito!. Allora quello che aveva combattuto disse: Vorrei che mi avessi aiutato almeno con queste parole; sarei stato più saldo, ritenendole vere. Ora ritira la spada e ugualmente la lingua inutile. Per quanto tu possa ingannare gli altri che non ti conoscono, di certo io, che sperimento con quante forze tu fugga, so quanto non si debba prestare fede al tuo valore.
Questo racconto deve essere attribuito a colui che in una situazione favorevole è coraggioso, in un momento incerto scappa.
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