Sed iniustitiae genera duo sunt, unum eorum, qui faciunt iniuriam, alterum eorum, qui, si possunt, non propulsant iniuriam ab iis qui facturi sunt. Nam qui iniuste impetum in hominem facit aut ira aut aliqua perturbatione incitatus, is quasi manus inicit socio; qui autem non defendit nec obsistit, si potest, iniuriae, tam est in vitio, tamquam si parentes aut amicos aut patriam deserat. Atque illae quidem iniuriae, quas multi ut noceant de industria faciunt, saepe a metu proficiscuntur, cum is, qui nocere alteri cogitat, cum timore cogitat se ipsum, nisi id fecerit, incommodum accipere. Plerique autem ut iniuriam faciant aggrediuntur et ut adipiscantur ea,quae concupiverunt; si ita est, in hoc vitio latissime patet avaritia.
Versione tradotta
Ma esistono due generi di ingiustizie: uno è da parte di coloro che commettono un reato, il secondo da parte di quelli che, pur potendo, non impediscono il reato da parte di chi sta per commetterlo. Infatti chi, ingiustamente, attacca un uomo o spinto dall'ira o da qualche turbamento, è come se mettesse le mani addosso all'amico; chi poi non difende né si oppone rispetto a un'accusa, pur potendo, è tanto in errore come se abbandonasse i genitori o gli amici o la patria. Quei reati, invece, che molti commettono per nuocere di proposito, spesso hanno il loro fondamento nella paura, poiché colui che crede di nuocere ad un altro, con timore pensa di ricevere lui stesso un danno se non lo commette. E invece la maggior parte accusano per fare un torto e per ottenere gli obiettivi che si erano prefissati; se è così, in quella colpa si svela assai diffusamente l'avidità.
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