Eo die a Marcello digressus eram: ego in Beotiam ibam, ille in Italiam navigaturus erat. Postero die, circiter hora decima, P. Postumius ad me venit et mihi nuntiavit M. Marcellum, collegam amicumque nostrum, post cenae tempus a P. Magio Chilone pugione percussum esse et duo vulnera accepisse, unum in stomacho, alterum in capite. Medicus tamen sperabat eum victurum (esse). Cum illuxit, ad Marcellum contendi. Non longe a Pireo puer obviam mihi venit cum codicillis in quibus scriptum erat paulo ante lucem Marcellum e vita excessisse. Ego tamen domum eius perrexi; inveni duos libertos et paucos servos. Coactus sum in eadem lectica, qua ego ipse vectus eram, eum in urbem referre, ibique funus satis amplum ei faciendum curavi.
Versione tradotta
Mi ero separato quel giorno da Marcello: io andavo in Beozia, lui avrebbe navigato verso l'Italia. Il giorno dopo, intorno alla decima ora, P. Postumio venne da me e mi disse che M. Marcello, nostro collega e amico, dopo cena era stato colpito col pugnale da P. Magio Chilone e aveva ricevuto due ferite, una nello stomaco, l'altra al capo. Tuttavia il medico sperava che sarebbe sopravvissuto. Quando spuntò il giorno, mi recai da Marcello. Non lontano dal Pireo, mi venne incontro uno schiavo con una lettera, nella quale era scritto che poco prima dell'alba Marcello era morto. Io tuttavia mi diressi alla sua tenda; vi trovai due liberti e pochi servi. Fui costretto a riportarlo in città sulla stessa lettiga sulla quale proprio io ero stato trasportato, e là mi preoccupai che gli venisse fatto un funerale abbastanza solenne.
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