EDUCABILITA’ E POTENZIALE FORMATIVO. Il concetto di educabilità rappresenta un principio basilare della Pedagogia che è stato oggetto nel corso del tempo di numerosi dibattiti, alcuni dei quali ancora attuali.
Tra le principali querelle che animano tale dibattito si ritova la questione natura-cultura, ovvero la controversia tra posizioni innatiste – che sostengono la predominanza del ruolo dei fattori genetici ed ereditari – e posizioni ambientaliste, che sostengono invece il primato dei fattori ambientali e culturali. In merito a tale disputa alcuni teorici, primo tra tutti J.Piaget (1896 –1980) con le sue considerazioni in merito all’epistemologia genetica, propongono una visione di sintesi. Rimane tuttavia importante, nell’affrontare il concetto di educabilità, determinare il ruolo dell’interazione tra variabili genetiche e fattori ambientali piuttosto che stabilire il peso specifico di ognuno di questi due elementi.
Ulteriore questione lungamente dibattuta è quella relativa alle aree di sviluppo rispetto alle quali il concetto di educabilità possa declinarsi: nei modelli educativi attuali l’educabilità si estende ad aree quali la dimensione emotiva e quella sociale, la dimensione comunicativa e relazionale, la dimensione della personalità e non esclusivamente all’area cognitiva. Il presupposto di base è che alcuni aspetti dell’essere e dell’agire umano, che si configurano come processi naturali e spontanei, possano essere sostenuti al fine di agevolarne uno sviluppo adeguato.
Altro aspetto di limite di cui si è discusso è quello relativo alle fasi della vita in cui il concetto di educabilità acquisisce senso e l’azione educativa ha un potenziale impatto. Le teorie psicologiche dello sviluppo, come ad esempio quella elaborata da E.Erikson (1902 – 1994) per citarne una, prevedono che si possa parlare di sviluppo lungo l’intero arco dell’esistenza, indebolendo dunque l’ipotesi di un limite rispetto all’educabilità del soggetto.
EDUCABILITA’ E POTENZIALE FORMATIVO. Il concetto di potenziale formativo fa riferimento sia a ciò che, attraverso l’educazione, può essere sviluppato, sia a ciò che le azioni educative e le agenzie educative possono produrre. Tale concetto presuppone la capacità di apprendere, capacità adattiva dell’uomo che ne ha garantito la sopravvivenza.
In merito al potenziale formativo, quello che viene discusso è il ruolo che numerosi fattori, formali e informali, possono potenzialmente produrre come impatto.
Posta in altri termini la questione riguarda l’ effetto che le diverse azioni sociali, anche se non hanno un intento esplicitamente educativo, e la società più in generale, possono avere come ricaduta formativa sull’individuo. Attualmente, vista la pluralità di spazi educativi e occasioni formative, prevale il modello del “policentrismo formativo”. La realtà scolastica e quella extrascolastica costituiscono infatti due momenti esperienziali fondamentali per il soggetto. Nell’ottica pedagogica si contrappone al policentrismo la proposta di un sistema formativo integrato che prevede l’integrazione di diverse aree specifiche e complementari, regolate da un patto, che consenta di conseguire in modo coerente i medesimi obiettivi. Tale sistema integrato vede quali attori interagenti non solo la famiglia e la scuola, ma anche gli enti locali e le realtà associative. Alcuni teorizzazioni ipotizzano inoltre la necessità di includere nel sistema formativo così costituito anche i mass media, visto il ruolo preponderante che rivestono. Questo consentirebbe il delinearsi di quella che è stata definita “società educante”.
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