EDUCAZIONE NELL’ANTICA ROMA. L’educazione nella Roma arcaica. Nella Roma delle origini la famiglia era il riferimento educativo fondamentale. La familia romana, che comprendeva tutti coloro che erano sottoposti alla tutela e all’autorità del pater familias includeva non solo la prole e la discendenza, ma anche gli schiavi. Il pater familias aveva potere di vita e di morte sull’intera familia ed esercitava la patria potestas. La patria potestas era assoluta e inviolabile. In una cultura primariamente agricola e pastorale assumeva enorme importanza il valore delle tradizioni e dei costumi e il pater familias incarnava il ruolo di colui che, esercitando il proprio diritto, garantiva stabilità e continuità a queste tradizioni e rispetto dei costumi. Fino ai sette anni i bambini venivano educati dalle donne, il cui compito principale era di occuparsi della casa e dei figli. A partire dai sette anni i bambini maschi iniziavano a seguire il padre nei propri impegni quotidiani, relativi alla gestione delle proprie terre, e durante gli impegni civili. A sedici anni il ragazzo indossava la toga virile e inizia a partecipare alla vita pubblica. Seguirà un tirocinio, sotto la guida non più del padre, ma di un anziano di famiglia, e il servizio militare. Tale tipo di educazione è prerogativa della stirpe patrizia. Per il giovane dell’antica Roma è comunque indispensabile l’apprendimento delle leggi delle XII Tavole.
L’incontro con la cultura ellenistica. I cambiamenti economici e politici che videro Roma estendere i propri domini implicarono il contatto tra la cultura romana delle origini e quella greca e comportarono profonde trasformazioni e mutamenti.
Nell’incontro con questa diversa cultura Marco Porcio Catone (234 – 149 a. C.) si pronunciò in termini conservatori e propose una ostinata salvaguardia di quelli che erano gli ideali e i valori della cultura rurale delle origini dalla contaminazione e corruzione di questi nuovi influssi, temendo quale esito la dissoluzione delle istituzioni della Repubblica.
La terra, l’agri cultura e la familia saranno dunque i valori riproposti e difesi nella sua opera principale a noi giunta, il De agri cultura.
Il mutato panorama vede inoltre emergere la figura del maestro, presto affiancata da quella del retore.
In questo momento gli schiavi, spesso colti, saranno i primi insegnanti.
Marco Tullio Cicerone (106 – 43 a.C.) assumerà rispetto all’incontro con la cultura greca, una posizione differente rispetto a quella esposta da Catone, di maggiore mediazione e confronto: l’ellenizzazione della cultura romana, quando Cicerone scrive, si è pressocchè gia compiuta.
L’importanza della filosofia e della retorica
Cicerone accoglie il pensiero della filosofia stoica e cerca di estenderlo alla società in cui vive.
Nell’opera di Cicerone il concetto di educazione implica quello di humanitas, che può essere ritenuto una versione latina del concetto di paideia. Con humanitas si intende il compimento delle naturali disposizioni e facoltà dell’uomo che si realizza attraverso la cultura. E’ l’uomo che partecipa alla vita pubblica attraverso la parola, l’orator, ad essere il principale destinatario dell’idea di un’azione educativa in Cicerone. La retorica inizia ad assumere particolare rilievo nella formazione. Tale modello educativo è ampiamente esposto nel De Oratore.
Analogamente in Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) ritroviamo il pensiero stoico e in particolare nelle Epistulae ad Lucilium si evidenzia una dimensione educativa e morale permeata da tale dottrina: l’uomo, capace di autodirigersi, può raggiungere l’imperturbabilità dalle passioni solo attraverso l’esercizio e l’educazione.
E’ a Marco Flavio Quintiliano (35-96 d.C.) che si deve la prima opera pienamente didattica: l’Institutio oratoria. L’opera tratta il tema dell’insegnamento della retorica e approfondisce alcuni importanti temi educativi. Alla base delle proprie idee pedagogiche Quintiliano pone la fiducia nella capacità dell’uomo di apprendere ed evidenzia come la cultura sempre si integri alla personalità e ne consenta lo sviluppo.
La socializzazione inoltre è posta come parte integrante del processo educativo.
Nella sua opera Quintiliano accoglie la concezione della retorica espressa da Cicerone e la sviluppa: la retorica non costituisce unicamente un esercizio tecnico, ma consente una profonda formazione umanistica che è parte integrante fondamentale dell’educazione dell’uomo pubblico e del cittadino esemplare.
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