EL ALAMEIN: ANALISI E TRAMA DEL FILM. Il genere bellico è probabilmente antico come il cinema stesso, ma non si può dire che vi siano tanti film italiani dedicati alla guerra. In parte probabilmente perché non si tratta di un argomento molto frequentato dai nostri autori e in parte perché, Prima e Seconda Guerra Mondiale a parte, non c’è mai stata la particolare volontà di esplorare le gesta dei nostri compatrioti sul campo di battaglia.
Tra i periodi e le tematiche più ignorate c’è di sicuro l’impegno bellico e colonialista del fascismo, per quanto nel corso del tempo alcuni registi abbiano voluto realizzare opere a ciò dedicate.
In epoca recente ci ha provato Enzo Monteleone, lo sceneggiatore di Mediterraneo e Puerto Escondido, entrambi firmati da Gabriele Salvatores, che nel 2002 ha fatto uscire nelle sale cinematografiche El Alamein – La linea del fuoco, film dedicato nello specifico alla seconda tragica battaglia che porta questo nome, durante le quale le truppe italo-tedesche guidate dal generale Rommell vennero battute e umiliate dall’esercito britannico.
Questo scontro in realtà era già stato portato al cinema per ben due volte, nel 1969 da Giorgio Ferroni e nel 1957 da Guido Malatesta: evidentemente l’inadeguatezza dell’esercito italiano e il disprezzo di Benito Mussolini per i giovani mandati a morire al fronte senza alcuna speranza deve aver molto colpito i cineasti.
Il film di Monteleone, nonostante sia un corpo estraneo nella filmografia degli anni 2000, raccoglie consensi sia di pubblico che di critica e arriva a vincere ben tre David di Donatello (per la fotografia, il montaggio e il suono). Merito anche di un cast di ottimo livello composto da Paolo Briguglia, Emilio Solfrizzi, Silvio Orlando e Pierfrancesco Favino.
BATTAGLIA DI EL ALAMEIN: TRAMA DEL FILM. Ci troviamo nel 1942, nel pieno svolgimento della guerra. Serra è un giovane studente universitario che si è arruolato credendo alla promessa del Duce di una guerra breve e semplice in Egitto che si sarebbe conclusa con la conquista di Alessandria.
Arrivato al fronte, Serra capisce poco alla volta che tutto ciò che gli era stato raccontato è una menzogna: i soldati sono stremati a causa del caldo insopportabile e della dissenteria che li affligge, e in più le chance di vittoria sono davvero poche a causa della scarsità delle razioni e dell’inadeguatezza delle armi. L’episodio più clamoroso avviene forse proprio durante il suo primo giro in trincea, quando il caporale che lo accompagna viene colpito da un colpo di artiglieria inglese.
Serra riesce presto a farsi amici alcuni compagni di plotone. Tra questi spicca il sergente Rizzo, che lo prende sotto la propria ala protettrice. L’ufficiale è un veterano veneziano che ha già due anni di esperienza e che è riuscito a scappare da un campo di prigionia: in virtù delle sua anziani insegna al giovane tutti i trucchi indispensabili per avere qualche possibilità di sopravvivere in quell’inferno.
Le azioni militari intanto proseguono, ma l’artiglieria britannica non dà requie alle truppe italiane, e ben presto tutti comprendono che non ci sarà nessuna controffensiva, ma anzi si sta preparando la ritirata, nonostante gli ordini di Hitler siano di opporre una resistenza strenua agli inglesi.
Rommell però non concorda e preferisce organizzare il dietrofront, lasciando però sul campo proprio il battaglione dell’esercito italiano di cui fanno parte Serra e gli altri. Lasciati senza mezzi di trasporto e del tutto privi di possibilità di vincere, per i soldati non rimane altro da fare che aspettare i nemici e arrendersi.
Rizzo e Serra però decidono di fuggire nel deserto insieme a un altro ufficiale ferito, con una marcia disperata, che si interrompe per le ferite riportate. Trovata fortuitamente una motocicletta, questa viene destinata a Serra, che promette di tornare indietro con degli aiuti. Solo molti anni dopo il protagonista, ormai invecchiato, tornerà a salutare i commilitoni al memoriale della battaglia di El Alamein che fa da tomba a Rizzo e gli altri.
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