Secondo Soren Kierkegaard (1813-1855), l’uomo può scegliere di vivere in uno stadio esistenziale estetico, etico oppure religioso. Il passaggio dall’uno all’altro non si realizza spontaneamente, ma tramite un salto. Nello stadio estetico si trova il seduttore che rincorre il piacere, il desiderio e il godimento senza preoccuparsi delle conseguenze. Egli non si impegna in nessuna attività che non sia la ricerca dell’eccezionalità e della novità. Rappresentazione di quest’uomo è il Don Giovanni di Mozart che rifugge dalla noia e insegue la sensualità. Il vivere nell’immediatezza e nella fugacità, però, lo conduce alla coscienza della vanità e dell’inconsistenza e, quindi, alla disperazione. Nello stadio etico, invece, si trova l’uomo che canalizza la disperazione nel sentimento del dovere verso le istituzioni quali il matrimonio, la famiglia, la professione e lo Stato. Quest’uomo ama la ripetizione e sceglie ogni volta di servire ciò che ritiene il Bene universale. Rappresentazione di quest’uomo è il Consigliere dello Stato oppure il marito che, però, identificando il Bene con la propria vita commette il peccato di non vedere i propri limiti, legati alla dimensione umana, ed è obbligato al pentimento. Nello stadio religioso, infatti, si trova l’uomo che concepisce il vero dovere assoluto. Egli obbedisce al comando divino e, sull’esempio di Abramo, domina l’etica: la scelta di essere un “cavaliere della fede” è un rischio, ma è il solo modo per avvicinarsi a Dio e realizzare la Sua volontà.
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