ELIO VITTORINI: RIASSUNTO VITA E OPERE. Un significativo scrittore del Neorealismo degli anni Trenta è Elio Vittorini (Siracusa 1908- Milano 1966) e attivo anche nel Secondo Dopoguerra. Fu uno studioso e divulgatore della letteratura inglese e americana, subendone anche l’influenza. Vittorini non ritrae la realtà umana e sociale del suo tempo con il distacco e l’indifferenza di Moravia, ma ne diviene partecipe con animo commosso descrivendo la miseria e le ingiustizie del mondo. Egli ritrae le pene del mondo, l’oscura sofferenza degli umili, degli oppressi, dei diseredati, dei malati e degli afflitti. Tuttavia, il mondo da lui descritto lascia intravedere la speranza di una umana liberazione, il bisogno di nuovi e più alti doveri, volti ad abbattere l’oppressione e a restituire all’uomo la sua dignità. Muovendosi in un contesto realistico, Vittorini racconta in modo simbolico e allegorico, spesso ermetico e allusivo, con una prosa apparentemente semplice, ma in realtà scaltrita ed elaborata, fatta di immagini suggestive e parole poetiche.
ELIO VITTORINI: CONVERSAZIONE IN SICILIA. L’opera più celebre di Vittorini è Conversazione in Sicilia, pubblicata a puntate in “Letteratura” e nel 1941 nell’edizione completa. Il romanzo è ambientato durante la guerra In Spagna, quando sull’Europa incombe la minaccia della Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista, Silvestro, parla in prima persona, di fronte alle offese del mondo è preso da astratti furori e vive nello stato di quiete nella non speranza. Ricevuta una lettera in cui il padre gli comunica di aver lasciato la madre per un’altra, viene preso dalla nostalgia dell’infanzia e da Milano parte per la Sicilia. Viaggia sulla nave con gli altri siciliani e a Messina prende il treno e vede due carabinieri che discutono sulla pericolosità dei morti di fame e sull’umanità in genere nata per “delinquere”. La loro “puzza” è avvertita da uno dei compagni di scompartimento, il Gran Lombardo che parla in modo allusivo delle sue terre, delle sue belle figlie e del suo cavallo alto e fiero. Egli vorrebbe sentirsi più in pace con gli uomini, impegnarsi per essi su nuovi e alti doveri. Quando arriva al paese e incontra la madre Concezione, Silvestro rivive gli anni della sua infanzia rievocando il padre ferroviere che la sera recitava Macbeth e Amleto, e il nonno che doveva anche essere un Gran Lombardo. Segue poi la madre nel giro serale delle iniezioniai malati e viene a contatto con un mondo di miseria e malattia. La conversazione poi si sposta con alcuni uomini del paese, con l’arrotino Calogero, che per vendicare le offese del mondo vorrebbe arrotare spade, lame e cannoni, con Ezechiele il venditore di redini, e con il panniere Porfirio. Dopo una sosta in osteria, tornato a casa della madre Silvestro vede in sogno il fratello Liborio, morto in guerra un mese prima, che gli dice di aver avuto anche lui nella storia una parte di gloria. Così il giorno dopo Silvestro si congratula con la madre per l’onore toccatole di essere come Cornelia, la madre dei Gracchi. Concezione risponde che non era possibile perché il figlio era solo un povero ragazzo. Al momento della partenza di Silvestro la madre gli dice di aver letto su un libro che i Gracchi non morirono in battaglia, ma lottando contro i soprusi e le violenze dei nobili. Caratteristica di Conversazione in Sicilia è la fusione di simbolismo e realismo. Il realismo è presente nella descrizione dei paesaggi, degli ambienti e del misero mondo degli umili, mentre il simbolismo si avverte nel significato emblematico, con il loro linguaggio allusivo e cifrato. Questo simbolismo serpegga in tutto il romanzo dandogli un significato universale, che consiste nell’intuizione d Vittorini della realtà come mondo offeso e in attesa di un riscatto.
L’ULTIMO VITTORINI. Vittorini continuò la sua attività letteraria anche nel secondo dopoguerra, collaborando con riviste come Il Politecnico, il Menabò e dedicandosi ad opere di narrativa, come per esempio il romando sulla resistenza Uomini e no.
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