Nam mihi videtur M. tullius, cum se totum ad imitationem Graecorum contulisset, effinxisse vim Demosthenis, copiam Platonis, iucunditatem Isocratis. CIX. Nec vero quod in quoque optimum fuit studio consecutus est tantum, sed plurimas vel potius omnes ex se ipso virtutes extulit inmortalis ingenii beatissima ubertas. Non enim pluvias, ut ait Pindarus, aquas colligit, sed vivo gurgite exundat, dono quodam providentiae genitus in quo totas vires suas eloquentia experiretur. CX. Nam quis docere diligentius, movere vehementius potest,? cui tanta umquam iucunditas adfuit? – ut ipsa illa quae extorquet impetrare eum credas, et cum transversum vi sua iudicem ferat, tamen ille non rapi videatur sed sequi. CXI. Iam in omnibus quae dicit tanta auctoritas inest ut dissentire pudeat, nec advocati studium sed testis aut iudicis adferat fidem, cum interim haec omnia, quae vix singula quisquam intentissima cura consequi posset, fluunt inlaborata, et illa qua nihil pulchrius auditum est oratio prae se fert tamen felicissimam facilitatem.
A me sembra infatti che Marco Tullio, essendosi dedicato interamente all’imitazione dei Greci, abbia riprodotto la forza di Demostene, l’abbondanza di Platone e la piacevolezza di Isocrate.
Ma non raggiunse soltanto con lo studio, ciò che di migliore ci fu in ciascuno di loro, anzi la straordinariamente felice ricchezza del suo talento immortale ha prodotto grazie solo a lui stesso la maggior parte delle sue virtù o meglio tutte quante . Non raccoglie solo, come dice Pindaro, le acque piovane, ma trabocca con la sua viva corrente, nato per un dono della provvidenza, affinché in lui l’eloquenza potesse mettere alla prova le proprie potenzialità.
Chi infatti potrebbe illustrare con più cura, chi commuovere con più potenza , in chi si presentò mai un fascino così grande ? al punto che potresti credere che lui ottenga semplicemente tutte le cose che estorce e che, mentre trascina il giudice che ha cambiato opinione con la sua forza, quello tuttavia non sembri essere rapito ma che lo segua.
C’è poi, in tutte le cose che dice, una così grande autorità che si prova vergogna a dissentire, e che porta nei processi non la diligenza di avvocato, quanto l’attendibilità di un testimone o di un giudice, mentre nel frattempo tutti questi pregi, che a stento, ad uno ad uno, uno potrebbe raggiungere solo con fortissimo impegno, si riversano in lui senza sforzo, e quello stile di eloquenza, di cui nulla di più bello fu mai ascoltato, mostra una felicissima spontaneità.
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Quintiliano: versioni tradotte e opere
Versione tradotta
A me sembra infatti che Marco Tullio, essendosi dedicato interamente all’imitazione dei Greci, abbia riprodotto la forza di Demostene, l’abbondanza di Platone e la piacevolezza di Isocrate.
Ma non raggiunse soltanto con lo studio, ciò che di migliore ci fu in ciascuno di loro, anzi la straordinariamente felice ricchezza del suo talento immortale ha prodotto grazie solo a lui stesso la maggior parte delle sue virtù o meglio tutte quante . Non raccoglie solo, come dice Pindaro, le acque piovane, ma trabocca con la sua viva corrente, nato per un dono della provvidenza, affinché in lui l’eloquenza potesse mettere alla prova le proprie potenzialità.
Chi infatti potrebbe illustrare con più cura, chi commuovere con più potenza , in chi si presentò mai un fascino così grande ? al punto che potresti credere che lui ottenga semplicemente tutte le cose che estorce e che, mentre trascina il giudice che ha cambiato opinione con la sua forza, quello tuttavia non sembri essere rapito ma che lo segua.
C’è poi, in tutte le cose che dice, una così grande autorità che si prova vergogna a dissentire, e che porta nei processi non la diligenza di avvocato, quanto l’attendibilità di un testimone o di un giudice, mentre nel frattempo tutti questi pregi, che a stento, ad uno ad uno, uno potrebbe raggiungere solo con fortissimo impegno, si riversano in lui senza sforzo, e quello stile di eloquenza, di cui nulla di più bello fu mai ascoltato, mostra una felicissima spontaneità.
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