Un caso a sò ò quello di àmile Boutroux (1845-1921). Allievo di Lachelier, egli ò stato una figura di rilievo all’interno del dibattito sul pensiero positivistico. A differenza che per Lachelier e per Ravaisson, per Boutroux il rinnovamento della filosofia non può consistere nell’ individuazione di temi o princìpi che, se indubbiamente si differenziano dagli sterili dettami dell’ultimo positivismo, non emergono però da un reale confronto con la problematica scientifica. Ciò che invece occorre, a suo avviso, ò proprio la dimostrazione (da effettuarsi mediante una diretta analisi della struttura della scienza) dell’inadeguatezza delle procedure scientifiche tradizionali a rendere conto della vera natura della realtà . La contingenza delle leggi di natura (1874), la prima e più famosa opera di Boutroux, e il successivo L’idea della legge naturale nella scienza e nella filosofia contemporanee (1895) costituiscono, da questo punto di vista, una vera e propria rottura all’interno della filosofia francese. Sarà grazie a tali opere che la filosofia spiritualistica successiva potrà riconoscere il rilievo filosofico delle ricerche sul sapere scientifico e, insieme, interrogare la realtà (soprattutto storico-umana) con strumenti ‘altri’ da quelli stabiliti dalle scienze fisico-naturali. Oggetto della prima indagine di Boutroux sono le stesse realtà sulle quali verte l’indagine scientifica: la materia, i corpi, l’organismo, l’uomo. Mostrando di accettare (almeno in questo) la lezione comtiana, anche Boutroux considera queste realtà ordinate secondo la loro complessità crescente, la quale le rende irriducibili l’una all’altra. Ma mentre per il positivismo sussisteva la possibilità (o addirittura il dovere) di descriverne i rapporti in termini causali, ciò ò per Boutroux assolutamente impossibile. A suo avviso, infatti, il principio di causalità presuppone un’uniformità tra l’effetto e la causa: senonchè, dal momento che nell’effetto c’ò sempre qualcosa di più e di diverso rispetto a quanto ò dato nella causa, tale uniformità non esiste. Di conseguenza non si possono ammettere tra diversi ordini di realtà rapporti di tipo causale. E mentre la caratteristica peculiare di questi ultimi rapporti ò per Boutroux (che ha ancora in mente la concezione tradizionale della causalità ) la necessità , la caratteristica peculiare che i fenomeni possiedono nelle loro relazioni reciproche ò la libertà o (contingenza). In altri termini, ogni ordine di realtà , proprio perchè diverso rispetto agli altri, si configura come ordine autonomo e irriducibile: così i corpi sono contingenti rispetto alla materia, la vita lo ò rispetto ai corpi e alle leggi fisico-chimiche che li governano; e la vita spirituale (la coscienza di sè, l’attività riflessiva) lo ò rispetto ad ogni altro ordine di realtà . Relativamente all’agire, i motivi non dovranno più essere considerati come cause necessitanti: essi diventano tali solo a posteriori, nella riflessione, mentre all’inizio c’ò un atto della volontà , ossia una libera scelta. A conferma dell’influenza esercitata dalla filosofia di Boutroux su una parte della filosofia francese novecentesca, va rilevato che la soluzione anticausalistica del rapporto fra motivazioni e volontà ritorna, in forme sostanzialmente identiche, sia in Bergson che in Sartre. Va però ricordato che il mondo pluralistico e contingentistico delineato nel testo principale di Boutroux viene organizzato da ultimo in un’assai tradizionale gerarchia ontologica culminante in Dio, concepito come ” non soltanto il creatore del mondo, ma anche la Provvidenza che veglia sia sui dettagli che sull’insieme “. Inoltre, assai raramente la successiva filosofia della scienza accetterà di trasformare (come tendeva a fare Boutroux) le differenze metodologiche fra le singole scienze in differenze ontologiche tra i corrispondenti ambiti di realtà . In L’idea della legge naturale nella scienza e nella filosofia contemporanea, presi in esame vari gruppi di leggi (da quelle logiche a quelle sociologiche) e mostratane la reciproca irriducibilità , Boutroux procede ad una classificazione delle stesse secondo il criterio del cosiddetto ” potere necessitante “. La sola legge assolutamente necessitante ò per il filosofo francese il principio logico di identità (A=A), che però appare contemporaneamente il più impotente a far conoscere la realtà . Da qui la conclusione di Boutroux: una legge ò tanto più necessitante quanto più ò astratta e lontana dalla realtà ; e, viceversa, ò tanto meno necessitante quanto più ò vicina ad essa (fino ad essere di valore necessitante nullo nel caso delle leggi psicologiche). Per quanto riguarda le leggi di natura – o meglio, come scrisse Boutroux, ” quelle che noi chiamiamo leggi della natura ” – esse sono per lui solo ” l’insieme dei metodi che abbiamo trovato per assimilare le cose alla nostra intelligenza e piegarle al cambiamento delle nostre volontà “. In altri termini le leggi, ben lungi dall’essere dettami oggettivi della realtà , sono solo degli schemi pratici coi quali gli uomini organizzano secondo i loro interessi i fenomeni e i loro rapporti. Questo ò l’aspetto per il quale Boutroux si ò più validamente collegato coll’indirizzo pragmatistico, che ebbe in effetti un notevole sviluppo in Francia (uno dei suoi esponenti più significativi fu àdouard Le Roy, 1870-1954) e la cui caratteristica rispetto al pragmatismo americano e italiano fu un’assai maggiore inclinazione verso esiti di tipo spiritualistico e religioso.
- 1900
- Filosofia - 1900