Ottavo libro dell’Eneide: riassunto e analisi
1. Riassunto del libro 8 dell’Eneide
Il libro 8 dell’Eneide si apre con un Enea angosciato per le difficoltà trovate nel Lazio, mentre Turno fa i preparativi di guerra. A Enea appare in sogno il dio Tiberino, che lo esorta a chiedere aiuto al re Evandro, risalendo il fiume verso Pallanteo; sulla riva del Tevere troverà una scrofa bianca sgravata di trenta porcellini, che dovrà immolare a Giunone.
Compiuto il sacrificio, Enea risale il fiume e giunge alla città degli Arcadi, Pallanteo. Evandro sta celebrando un rito in onore di Ercole, e accoglie benevolmente Enea invitandolo al banchetto sacrificale. Il re poi narra la lotta tra Ercole e Caco, spiegando così il culto del dio. Poi, accompagnando Enea alla capanna dove aveva riposato Ercole, gli mostra i luoghi della futura Roma.
Il mattino seguente Evandro conferma l’alleanza, e promette di inviare duecento cavalieri guidati dal figlio Pallante. Inoltre, lo invita a recarsi a Cere per chiedere l’alleanza agli Etruschi, ostili a Turno, perché aveva dato ospitalità al tiranno Mezenzio, che essi avevano cacciato. Infine Evandro, tra le lacrime, saluta il figlio. Intanto Venere convince il marito Vulcano a forgiare nuove armi per Enea. Il dio allora si mette all’opera nella fucina dei Ciclopi, e consegna subito la splendida armatura a Venere. Lo scudo di Enea rappresenta scene della storia albana e romana, fino alla vittoria di Augusto ad Azio.
2. Analisi del libro 8 dell’Eneide
Enea ed Evandro. I Latini, sotto la guida di Turno, stringono varie alleanza, e mandano un’ambasceria a Diomede, l’eroe greco che espulso dalla sua patria si era stabilito in Apulia. L’ambasceria chiede il suo aiuto contro Enea, che, stabilitosi nel Lazio con i vinti Penati, vuole proclamarsi re. Enea, dopo aver preso sonno, vede in sogno il dio Tiberino che gli consiglia di chiedere aiuto al re Evandro, a Pallanteo.
Il libro 8 dell’Eneide costituisce una pausa rispetto alla guerra annunciata precedentemente. Enea infatti si allontana dal campo e con scrupolo religioso segue le indicazioni del dio Tiberino. La tranquilla navigazione sul fiume Tevere preannuncia la serenità agreste del regno di Evandro: poche case, un piccolo senato e un popolo pio che sta attorno al re che celebra un rito.
Il ritmo della narrazione diventa più disteso col racconto della lotta tra Ercole e Caco, funzionale alla spiegazione eziologica del culto del dio. Inoltre, il racconto serve anche a sottolineare la somiglianza dell’impresa di Enea e quella di Ercole: Ercole ha combattuto contro l’empio Caco per liberare quei territori da una presenza così malvagia, e per garantire serenità agli abitanti; allo stesso modo Enea non può evitare lo scontro con gli Italici se vuole stabilire concordia e giustizia, così come Augusto ha dovuto sconfiggere Antonio per ristabilire l’ordine e ripristinare gli antichi valori.
L’aspirazione a una vita semplice e frugale trova la sua massima celebrazione in Pallanteo, separata dal tumulto della guerra e dell’odio, un’oasi in cui sono vivi valori e norme della vita civile.
In questo libro il tema eziologico trova una delle sue massime espressioni: mentre infatti Evandro mostra i luoghi del suo regno, Virgilio prefigura in essi le future costruzioni della Roma di Augusto. In questo modo, il poeta stabilisce un collegamento tra questi due periodi della storia di Roma, sottolineando il fatto che Roma si è sviluppata sulla base dei valori della virtù italica e della civile cultura di pace degli Arcadi.
Lo scudo di Enea. La seconda parte del libro VIII rispecchia perfettamente il topos omerico della descrizione delle armi dell’eroe: come nell’Iliade Teti si reca da Efesto a chiedere le nuove armi per Achile, intenzionato a rientrare in battaglia, così Venere si reca da Vulcano (Efesto) per ottenere le armi divine per Enea. Come Omero, anche Virgilio descrive la fucina di Vulcano e descrive le scene rappresentate sullo scudo.
Ma, se la struttura narrativa combacia, tuttavia i contenuti e la funzione dell’excursus sono diversi. Omero, poeta della guerra, descrive scene di vita quotidiana e di pace, con lo scopo di trasmettere conoscenze. Virgilio, il poeta della pace, raffigura invece i grandi momenti della storia di Roma, fatta di guerre ed eroi, privilegiando la funzione encomiastica della vittoria di Augusto ad Azio. Le immagini dello scudo di Enea hanno come protagonisti fatti o personaggi dell’aneddotica ufficiale romana.
Si succedono gli eventi cruciali e momenti di tensione della città, funzionali a dimostrare come la pietas, la virtù e l’eroismo dei Romani abbia permesso a Roma di consolidare il proprio potere. Sullo scudo compare inoltre l’Oltretomba, rappresentato in due immagini contrapposte: il Tartaro, sede dei malvagi, dove è effigiato solo Catilina, e l’Elispo, sede dei beati, dove compare solo Catone.
I due personaggi rappresentano due diverse concezione dell’etica e della politica: Catilina, il nobile romano simbolo dell’aggressione contro lo stato, è il malvagio che sconvolge l’ordine pubblico; Catone rappresenta la moralità e la legalità. In questo contrasto si inserisce lo scontro di Azio, contrapposizione tra Oriente e Occidente, tra la barbarie e la civiltà, tra violenza e pietas. La vittoria di Augusto rappresenta il trionfo dell’ordine della giustizia sul disordine della malvagità.
Vedi anche:
- Riassunto e analisi del libro 5 dell’Eneide
- Riassunto e analisi del libro 9 dell’Eneide
- Virgilio: opere e versioni tradotte
- Scuole Superiori
- Letteratura Latina
- Eneide di Virgilio
- Virgilio
- Eneide