Favole di Esopo: biografia dell’autore
Chi di voi non conosce le favole di Esopo? La figura di Esopo, nonostante le antiche testimonianze sulla sua persona, è considerata leggendaria. Lo storico greco Erodoto (Storie, II, 134) afferma che Esopo nacque e visse a Samo nel VI secolo a. C. Già famosissimo nell’Atene del V secolo a. C. divenne presto un personaggio, fino ad arrivare alla romanzesca Vita di Esopo del IV secolo a. C. Si narrava che viaggiò molto, in Grecia e in Oriente, a Babilonia e in Egitto; era di condizione servile e gobbo, balbuziente e poi miracolosamente guarito; e che morì assassinato, in seguito a un processo per furto intentatogli dagli stessi e da lui beffati, dagli abitanti di Delfi che successivamente furono puniti per il loro delitto; fu messo in relazione con Creso e con i sette sapienti, specie con Solone. Fino dal tempo di Aristofane, Esopo fu considerato il creatore e divulgatore delle antiche favole. Sono giunte sotto il suo nome centinaia di favole, che costituiscono il corpus Aesopianum: si tratta per lo più di racconti semplici con animali come protagonisti, sostituiti agli uomini e operanti come gli uomini, ispirati a una morale comune e popolare.
Il corpus delle favole di Esopo è giunto fino a noi attraverso collezioni compilate da ignoti autori; oltre alle favole, ci sono pervenuti circa 200 proverbi raccolti sotto il suo nome.
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Le favole di Esopo: caratteristiche
La struttura della favola di Esopo è omogenea, semplice e chiara: è generalmente suddivisa in tre parti, con una sorta di titola all’inizio, un intreccio al centro e terminante con una morale. La chiarezza è tipica delle favole esopiane, data certamente dal fatto che i racconti venivano tramandati oralmente; altre caratteristiche sono la concisione, l’impiego delle battute argute.
- La maggior parte dei personaggi sono animali parlanti, individuati in una loro caratteristica specifica: il serpente è traditore, il leone forte, e così via, secondo canoni fissi e rigidi.
Gli uomini, quando presenti o protagonisti, non hanno mai dei nomi ma vengono indicati in base al loro luogo di nascita o provenienza (per esempio: l’ Ateniese…) o per il lavoro o l’attività che svolgono ( pescatori, vasai, cacciatori…); solo agli dei viene dato un nome, in senso di rispetto ovviamente. Di rado compaiono anche le piante e oggetti di uso comune. - La morale, la parte terminante e la più importante del racconto, si riferisce ad un comportamento da seguire ed è praticamente un messaggio dimostrativo, didattico. Il significato simbolico della narrazione si collega ai valori da seguire, come la verità, o la saggezza, ma anche a comportamenti più pratici legati all’esperienza popolare e al quotidiano.
- La lingua delle favole di Esopo è la lingua comune greca di età ellenistica, ormai semplificata e non è possibile risalire al linguaggio originario utilizzato dall’autore. Dovette sicuramente scrivere in lingua ionica.
Esopo, favole: fortuna e titoli
Immensa fu la fortuna delle favole di Esopo; spunti esopiani si riscontrano, nell’Evo Antico, in oratori e filosofi, in Callimaco e in Orazio. Diretti imitatori delle favole di Esopo sono i latini Fedro (sec. I) e Aviano (sec. IV-V) e il greco Babrio (II sec.). La funzione educativa resta la principale risorsa delle favole. Il valore educativo delle favole di Esopo e la loro fortuna, spinse sul finire del XVII secolo il re di Francia Luigi XIV a far realizzare un labirinto alla Reggia di Versailles all’interno del quale si trovavano 39 fontane con statue a rappresentare alcune delle favole.
Di seguito, alcune tra le più famose favole di Esopo:
- La volpe e l’uva
- La lepre e la tartaruga
- La volpe e la cicogna
- Il cane e la lepre
- Il cerbiatto e il cervo
- I viandanti e l’orso
- Esopo e il servo fuggitivo
- Esopo e lo schiavo fuggiasco
- Letteratura Greca