Olim servus, dominum naturae asperae profugiens, Aesopo occurrit et apud eum de suis miseriis deploravit: «Mihi plagae supersunt, cibus deest. Dominus sine viatico in villam me mittit; cum domi cenat, totam noctem ei adsum; cum, advocatus, foris cenat, tecto non recipior, at usque ad primam lucem in semita iaceo. Numquam domo ad arbitrium afui; semper domini rebus diligenter adfui; aliis servis praefui, familiae numquam obfui, immo semper rei familiari profui. At numquam satur fui; iam canus semper servio et miser saevo domino parere cogor. Fugere igitur constitui: puto me libertatem merere».
Tum Aesopus respondit: «Cum nihil mali feceris, sed multa incommoda accipias, recte cogita. Quid tibi accidere poterit, cum peccaveris?». Itaque Aesopus prudenti consilio a fuga servum deterruit.
Versione tradotta
Un giorno un servo, cercando di sfuggire il padrone di indole rigida, s'imbatté in Esopo e si lamentò con lui (presso di lui) in merito alle proprie disgrazie: "Mi rimangono le piaghe, mi manca il cibo. Il padrone mi manda in villa senza le provviste per il viaggio; quando cena a casa, io gli sono vicino per tutta la notte; quando, nel caso in cui viene invitato, cena fuori, non vengo accolto in casa, ma giaccio fino all'alba sul marciapiede. Non mi sono mai allontanato da casa arbitrariamente; sono stato sempre diligentemente al servizio degli ordini del padrone; sono stato a capo degli altri servi, non ho mai danneggiato la famiglia, anzi sono risultato sempre utile al patrimonio familiare. Ma non sono stato mai soddisfatto; con i capelli ormai bianchi sono sempre schiavo e ed infelice sono costretto ad obbedire al violento padrone. Perciò ho deciso di fuggire: penso di meritarmi la libertà". Allora Esopo rispose: "Non avendo fatto nulla di male, ma accettando molte cose sconvenienti, rifletti in modo giusto. Che cosa ti potrebbe succedere, nel momento in cui tu dovessi sbagliare?". E così Esopo grazie al suo consiglio prudente dissuase il servo dalla fuga.
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