L’Età dell’Imperialismo
Negli ultimi decenni del XIX secolo la maggior parte dei Paesi europei si impegnò in una politica di conquista e di controllo politico diretto di territori asiatici e africani. Questi Paesi, Inghilterra, Germania e Stati Uniti, concentravano le loro attività in poche potenti imprese che, specializzando la produzione, ampliarono i mercati a livello mondiale. Nasce così una forte concorrenza per la conquista di sbocchi commerciali, che sfocia in una ripresa della politica coloniale. Il periodo compreso tra il 1870 e il 1914 viene chiamato età dell’imperialismo, che a differenza del colonialismo, mira alla conquista e al dominio di intere regioni dal punto di vista politico, economico e culturale. Le colonie rappresentano mercati per i beni in sovrapproduzione, zone in cui investire capitali in eccesso, e forniscono le materie prime necessarie alla produzione. Le nazioni inoltre vogliono affermare la loro supremazia internazionale, e conquistando nuovi territori cercano di rafforzare l’unità nazionale per contrastare tensioni sociali e disordini interni. Alcuni inoltre sostengono che la colonizzazione sia un atto dovuto per la superiorità della razza bianca.
La spartizione del continente africano
Alla fine dell’Ottocento si verificano viaggi di esplorazione in Africa a scopo morale ed educativo (i missionari), ma molti vengono spinti dalla possibilità di facili guadagni. Il congresso di Berlino (1884) stabilisce le aree di influenza all’interno del continente africano, spartite a tavolino tra le maggiori nazioni europee. Attraverso successive conquiste, il continente africano si presentava così diviso:
- Francia: Tunisia, Marocco, Algeria, Costa dei Somali, Madagascar
- Germania: Camerun, Togo, Africa orientale tedesca e Africa del sud-ovest
- Portogallo: Guinea, Mozambico, Capo Verde e Angola
- Spagna: Canarie, Guinea spagnola, Rio d’Oro, isola di Ferdinando Pòo
- Belgio: Congo
- Colonialismo inglese in Asia, Oceania e Africa
Per tutelare i propri domini commerciali in India, all’inizio dell’Ottocento l’Inghilterra decide di estendere il proprio dominio anche a livello politico e culturale. Verso la metà del XIX secolo allora l’Inghilterra porta avanti la britannizzazione della società indiana, ma il tentativo di cambiare usi e costumi del Paese trova una forte opposizione, soprattutto religiosa. Nonostante le rivolte, come quella dei soldati indiani nel 1857 e la creazione del partito del congresso nazionale indiano (1885), l’Inghilterra riesce a rafforzare il proprio controllo. Scioglie la Compagnia delle Indie (1858), istituisce un viceré (1881) e pone lo Stato indiano sotto il dominio della regina Vittoria (1876). Il Paese viene modernizzato e vengono realizzate infrastrutture (strade, ferrovie, scuole).
In Oceania l’Inghilterra completa il popolamento dell’Australia e trasforma la Nuova Zelanda in un dominion della corona inglese.
In Africa, oltre alla Nigeria e alla Costa d’Oro, gli inglese occupano Kenya, Uganda, Sudan, Egitto e Somalia, rendendo più semplici i commerci con l’Asia. Occupano in Africa meridionale la Colonia del Capo e il Capo di Buona Speranza. Entrano in conflitto con i boeri, che abitano in Rhodesia, in Sudafrica, poiché l’Inghilterra abolisce la schiavitù nei propri territori, privando i boeri di manodopera indigena. Si scanenano allora la proma guerra anglo-boera (1880-81) e la seconda guerra anglo-boera (1899-1902), terminata con l’annessione dell’Orange e del Transvaal alla Colonia del Capo.
Situazione in America Latina
L’America latina non subisce una diretta politica coloniale, ma nella seconda metà dell’Ottocento è soggetta ad una forte dipendenza economica da parte dell’Europa. Grazie agli investimenti europei, nasce un ceto mercantile metropolitano, vengono estese colture specializzate da esportare e vengono realizzate diverse infrastrutture. Nel 1873 però una garve crisi danneggia la monocoltura causando la sovrapproduzione e alimentando il debito verso i paesi esteri. Alla fine dell’Ottocento gli Stati Uniti vogliono unificare tutta l’America sotto il proprio dominio, instaurando un’economia basata sul concetto di panamericanismo e sulla supremazia del dollaro. Nel 1898 gli Stati Uniti ottengono il protettorato di Cuba, e successivamente di Porto Rico, Filippine e Guam, sottratte alla Spagna, e nel 1903 estendono il loro dominio sulla Repubblica di Panama.
Imperialismo in Estremo Oriente
In Oriente gli inglese conquistano Malesia, Birmania, Nuova Guinea, Borneo settentrionale.
Gli olandesi consolidano la propria supremazia in Indonesia.
Gli Stati Uniti controllano le Filippine.
La Francia estende il proprio dominio in Indocina.
Anche il Giappone sviluppa una politica imperialistica, mentre in Cina l’ingerenza dei paesi occidentali, che avevano introdotto l’oppio, scatena la prima (1839-42) e la seconda guerra dell’oppio (1856-60).
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