Ex Macedonum autem gente1ceteros reges antecesserunt facinorum glorià Philippus, Amyntae filius, et Alexander Magnus. Eorum1Alexander in urbe Babylone morbo consumptus est; Philippus, qui ludos spectaverat, a Pausania apud Aegearum theatrum occisus est. Unus Epirotes, Pyrrhus, qui cum populo Romano bellaverat. Is, qui Argos oppidum in Peloponneso oppugnabat, lapide ictus est. Unus item Siculus, Dionysius, qui et validus et belli peritus fuit et, id quod in tyranno raro reperitur, minime libidinosus, non luxuriosus, non avarus, denique cupidus tantum perpetui imperii et saevus. Nam imperium suum munivit et non pepercit vitae suorum civium, quos eius insidiatores putabat. Dionysius cum virtute tyrannidem sibi peperit et magna felicitate retinuit. Post multos regni annos decessit neque in tam multis annis suorum propinquorum funus vidit is, qui ex suis uxoribus multos liberos procreaverat multique ei fuerant nepotes.
Versione tradotta
In verità Filippo, figlio di Aminta e Alessandro Magno superarono per la gloria delle imprese tutti gli altri re
della popolazione dei Macedoni. Tra costoro Alessandro morì di malattia nella città di Babilonia; Filippo, che aveva osservato i giochi, fu ucciso da Pausania presso il teatro della città di Egea. Vi fu solo un abitante dell'Epiro, Pirro che aveva combattuto con il popolo romano. Egli, che attaccava la città di Argo nel Peloponneso, fu colpito da una pietra. Così vi fu come unico siciliano, Dionisio, che fu sia forte che esperto di guerra e, ciò che si trova raramente in un tiranno, non fu affatto libidinoso, nè lussurioso, nè avaro, e poi fu desideroso soltanto di un impero duraturo e fu implacabile. Infatti fortificò il proprio impero e non risparmiò la vita dei suoi cittadini, che riteneva i propri insidiatori. Dionisio si procurò la tirannide con la virtù e la tenne saldamente con gran fortuna. Dopo molti anni di reggenza morì ed egli che aveva avuto dalle proprie mogli molti figli ed aveva avuto molti nipoti in così tanti anni non vide il funerale dei propri congiunti.
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