La “Valle dei Re”, dove vennero seppelliti i faraoni dalla XVIII alla XX Dinastia, si estende sulla sponda occidentale del Nilo di fronte a Karnak e Luxor.
Il primo faraone a porre sicuramente qui la sua sepoltura fu Thutmosis I.
Non si trattava di vistosi sepolcri, facile preda dei ladri, ma di cunicoli sotterranei in cui la salma del faraone sperava di riposare in eterno.
Tuttavia la maggior parte di queste tombe furono saccheggiate già in tempi remotissimi.
A quell’epoca erano luogo di culto non più le tombe stesse bensì i grandi templi funerari, costruiti ad una certa distanza, come quello della regina Hatshepsut e il “Ramesseum” di Ramsete II.
Per mantenere la segretezza, anche gli operai non venivano più alloggiati nelle immediate vicinanze del sepolcro, ma in una zona più lontana, a Deir el-Medina.
La XVIII Dinastia segna una svolta nella storia dell’Egitto dopo due secoli di dominazione da parte degli Hyksos giunti da Oriente e stabilitosi nel delta del Nilo.
Sarà un principe di Tebe, Kamosis, devoto ad Amon, a risvegliare la coscienza egiziana e a muovere guerra contro gli Hyksos. L’eredità di Kamosis, caduto prematuramente in battaglia, viene raccolta da suo fratello Amosis, fondatore della dinastia, che riuscirà a sconfiggere definitivamente gli Hyksos e ad unire l’Alto e il Basso Egitto in un unico stato sovrano.
L’influenza dell’Egitto si espande maggiormente sotto il regno della regina Hatshepsut e di Thutmosis III, che in diciassette vittoriose campagne militari, riesce ad imporre la supremazia dell’Egitto sulla Palestina, la Fenicia e la Siria fino all’Eufrate.
L’Egitto è potente, ricco e temuto quando sale sul trono Amenophis IV, il faraone dalla personalità complessa e misteriosa. Nel quinto anno del suo regno, Amenophis spezza lo strapotere della classe sacerdotale che venera il dio Amon: abbandona Tebe e fonda a Tell-el-Amarna una nuova capitale, Akhet-Aton, l’“orizzonte di Aton”. Il faraone d’ora in poi si proclama “Akhenaton”, in onore del nuovo culto del dio del disco solare.
In quella città nasce Tutankhamon, probabilmente figlio di Akhenaton, che viene indotto dal clero a riportare la capitale a Tebe e a restaurare il culto di Amon.
La dinastia, in piena crisi dopo la morte prematura di Tutankhamon, si esaurisce con l’avvento al trono del dignitario-sacerdote Ay e del generale Horemheb, che lascerà l’Egitto ad una nuova Dinastia del Delta, la XIX, fondata da Ramsete I.
Tutankhamon appare nell’universo egiziano come una cometa: le scarse notizie sulla sua vita riguardano appena sei anni di regno.
Il faraone-fanciullo, probabile figlio del faraone eretico Akhenaton, muore a diciotto anni senza aver avuto il tempo per distinguersi in grandi imprese, eppure è l’artefice, con i suoi consiglieri, del ritorno alla tradizione, a quell’ordine religioso e politico clamorosamente infranto dal suo predecessore.
Alla morte di Akhenaton, il personaggio chiave diventa il sacerdote Ay, tutore del giovanissimo faraone, riconvertito all’antica fede in Amon: Tutankhamon è costretto a trasferire la capitale nuovamente a Tebe – pur vivendo egli stesso a Menfi – e a ripristinare l’antico culto. I templi di Aton vengono rasi al suolo e Tutankhamon elargisce tesori inestimabili al clero per risarcirlo dei “danni” provocati dal padre Akhenaton. Nel frattempo sposa la principessa Ankhesen-Amon, figlia di Akhenaton e Nefertiti.
Alla sua morte, celebrata fastosamente come testimonia la sontuosità del suo corredo funebre, il sacerdote-tutore Ay sposa la vedova di Tutankhamon, diventando per breve tempo faraone egli stesso su un trono ormai vacillante.
Nelle cronache egizie le vicende di Akhenaton e di Tutankhamon vengono registrate superficialmente, come se quello fosse un periodo da dimenticare, che non incise sulla storia se non come episodio “irregolare”. Sia la rivoluzione artistica, caratterizzata dalla raffigurazione realistica dei personaggi e dall’esaltazione dei tratti naturalistici che la rivoluzione religiosa con la creazione di un dio, Aton, simbolo perentorio di affermazione della natura divina del faraone e della sua dinastia, senza bisogno di intermediazione della classe sacerdotale, si concludono con la morte di Akhenaton , il faraone “eretico”.
Con la fine del II millennio a.C., si apre l’era dei faraoni guerrieri, la XIX Dinastia – i Ramessidi – in grado di sventare l’incombente pericolo degli appettiti territoriali degli Ittiti e delle invasioni dei “Popoli del Mare”.
Particolarmente incisiva fu la presenza femminile tra gli antenati di Tutankhamon, donne dalla personalità forte che guidarono la XVIII Dinastia attraverso un periodo di grandi trasformazioni per l’Egitto.
La prima è Tetisheri, progenitrice della stirpe, seguita da Ahhotep, madre del faraone Amosis vincitore degli Hyksos, la quale tiene le redini del governo in assenza del figlio impegnato nelle battaglie. Alla morte di Amosis sarà Nefertari, sua moglie, a guidare il regno durante gli anni della grande espansione dell’Egitto dal Nilo all’Eufrate, quando suo figlio Amenophis I è troppo piccolo per governare.
Le più celebri tra le donne della XVIII Dinastia sono, però, la regina Hatshepsut e la regina Nefertiti, la prima ammirata per la sua risolutezza e la seconda per la sua bellezza. Hatshepsut regna per lunghi anni al posto del figlio Thutmosis III ed è l’unico faraone donna al quale è permesso portare il segno virile della barba posticcia, simbolo della sua divina regalità. Ultima donna della dinastia è la giovane vedova di Tutankhamon, la principessa Ankhesen-Amon, che è costretta a sposare il sacerdote Ay, coreggente del faraone fanciullo, sigillando così il ritorno definitivo al culto di Amon.
Per gli Egiziani l’immortalità era una certezza, perché il Ka – la forza vitale che sopravvive al corpo dopo la morte – prolunga il cammino dell’uomo in eterno. Ad un’unica condizione: la conservazione del corpo e l’alimentazione del Ka con tutti i beni terreni.
Per assicurare il viaggio nell’oltretomba, il corpo doveva essere protetto, e quindi si procedeva alla mummificazione e alla copertura corazzata della salma con amuleti e strati d’oro. Il corpo veniva poi posto in sarcofagi ermeticamente chiusi e sigillati.
Per salvare le mummie dai predatori, i faraoni costruirono dapprima le piramidi – vere fortezze della sepoltura – dotate di percorsi segreti per nascondere la camera funeraria. Tuttavia le astuzie architettoniche non sempre salvarono il corpo dal saccheggio.
Durante la XVIII Dinastia, vennero preferite delle tombe poco appariscenti in un luogo anonimo tra le rocce, mentre le offerte al Ka venivano portate al tempio funerario. Le mummie spesso erano traslate da una tomba all’altra per salvarle dai profanatori. E così avvenne che in una sola tomba, non lontana dal tempio della regina Hatshepsut a Deir-el-Bahri, furono ammassate più di 40 salme.
In Egitto le credenze religiose imponevano che nessun corpo poteva varcare la soglia dell’aldilà se non interamente conservato, e perciò la mummificazione raggiunse la perfezione massima. Praticando un’incisione sul fianco, venivano asportati gli organi vitali deperibili, mentre il cervello veniva estratto con sottili strumenti dalle narici. Il corpo e gli organi interni rimanevano immersi in un bagno di salnitro fino al totale essiccamento.
Il corpo, così disidratato, veniva poi trattato con oli e resine speciali e avvolto con numerosi strati di bende di lino. Ai defunti di alto lignaggio, la salma veniva “corazzata” con guaine d’oro e deposta in sarcofagi.
All’arte della mummificazione soprintendevano degli specialisti, devoti al dio Anubi, protettore degli imbalsamatori, che operavano in appositi laboratori.
Le dimore dei morti durante il Nuovo Regno (1552 – 1080 a.C. circa) abbondano di decorazioni con scene e scritte religiose dal Libro dei Morti, in cui Osiride riceve gli omaggi dal defunto. Nella tomba di Tutankhamon, il faraone è rappresentato mentre, guidato dal suo Ka, abbraccia Osiride. Il Libro stesso conteneva le formule magiche che preservavano il morto dalla condanna del Tribunale d’Oltretomba, presieduto dal dio. Il papiro veniva posto accanto alla mummia, come promemoria per recitare i rituali giusti per salvarsi dalla “divoratrice dei morti”, rappresentata con le fauci di coccodrillo e il corpo per metà leone e per metà ippopotamo.
Una delle versioni più complete del Libro è il “Papiro di Ani”, che è conservato al British Museum e che reca, tra l’altro, l’immagine di un traghettatore. Le barche servivano per il viaggio nell’aldilà ed erano fedeli riproduzioni delle barche che navigavano sul Nilo per il funerale dei faraoni. Nella tomba di Tutankhamon, Carter trovò 37 diversi modellini di imbarcazioni, costruiti in legno, giunco o papiro.
Cronologia
Amosis 1552 – 1527
Amenophis I 1527 – 1506
Thutmosis I 1506 – 1494
Thutmosis II 1493 – 1490
Hatshepsut 1490 – 1468
Thutmosis III 1490 – 1436
Amenophis II 1438 – 1412
Thutmosis IV 1412 – 1402
Amenophis III 1402 – 1364
Amenophis IV
Akhenaton 1364 – 1347
Semenkhkare 1347
Tutankhamon 1347 – 1338
Ay 1337 – 1333
Horemheb 1333 – 1306
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