Federico Barbarossa contro i comuni italiani
Fin dai tempi di Ottone I l’imperatore tedesco era anche re d’Italia e guardava con molto interesse la penisola, sia per le risorse economiche, sia perché era la sede del Papato. Tuttavia, l’autorità imperiale era stata indebolita in Italia, a causa delle lotte per le investiture e l’affermazione dell’autonomia dei comuni.
Federico Barbarossa e i comuni: Guelfi e Ghibellini
Dopo la morte dell’imperatore Enrico V in Germania si aprì un periodo di lotte violente per la conquista della corona:
- i Welfen, duchi di Baviera, che durante la lotta per le investiture avevano difeso il Papa
- gli Hohenstaufen, duchi di Svevia, filoimperiali
Da qui nacquero le due fazioni: i sostenitori del papa vennero chiamati guelfi (da Welfen), mentre i sostenitori dell’imperatore Ghibellini, da Weiblingen, un castello degli Hohenstaufen.
L’ ascesa al trono di Federico Barbarossa e l’ intervento in Italia
Nel 1152 le casate di Baviera e Svevia raggiunsero un accordo, scegliendo come imperatore Federico I di Sveva, detto il Barbarossa, Hohenstaufen per padre e Welfen per madre. Federico I pose subito fine alle lotte interne e rafforzò il potere imperiale. Cercò di restaurare il potere centrale estendendolo ai comuni italiani. Le città più importanti però, come Milano, si rifiutarono di sottomettersi, perché non volevano rinunciare alla propria autonomia. Per il Barbarossa questa realtà era anomala e inaccettabile: i comuni, affrancatisi dal potere signorile, cercavano ora di imporsi sul contado circostante. Tra il 1154 e il 1155 il Barbarossa scese in Italia: i risultati furono modesti e si raggiunse un accordo con il pontefice Eugenio III. In cambio dell’appoggio papale l’imperatore si impegnò a contrastare la nascente autonomia comunale romana. Nel 1155 Federico I fu incoronato imperatore dal nuovo papa Adriano IV.
Federico Barbarossa e i provvedimenti contro i comuni
Nel 1158 Federico I scese di nuovo in Italia per sottomettere Milano e altri comuni. Nello stesso anno, nella dieta di Roncaglia, emanò la Constitutio de regalibus, un editto in cui ribadiva la sua concezione dell’autorità imperiale. Rivendicava le prerogative dell’imperatore usurpate dai comuni. Le autonomie comunali furono dunque mortificate e confinate ai margini della legalità. Fu poi promulgata la Constitutio pacis, con cui il Barbarossa proibì di stringere accordi giurati all’interno delle città e leghe tra città diverse, vietò la pratica della faida e delle guerre private. Inviò inoltre suoi funzionari nelle città. In questo modo Federico I preparava lo scontro tra l’impero e i comuni.
Lo scontro tra Federico Barbarossa, la Chiesa e la Lega Lombarda
Nel 1159 venne eletto papa Alessandro III, sostenitore delle prerogative papali: Federico I elesse un antipapa e Alessandro III lo scomunicò. Il papa si fece riconoscere dai sovrani di Inghilterra e Francia, e si alleò con i normanni e l’impero bizantino. Milano si ribellò ma nel 1162 dovette arrendersi e venne distrutta. Molti comuni si allearono e con il giuramento di Pontida del 1167 nacque la lega lombarda, capeggiata da Milano, alleata con il papa, i normanni e Venezia. Federico Barbarossa scese di nuovo in Italia nel 1174. La spedizione durò fino al 1177: l’esercito tedesco subì una sconfitta decisiva a Legnano nel 1176 da parte della Lega. Con questa sconfitta terminarono i sogni imperiali del Barbarossa.
La pace di Costanza
Nel 1177 l’imperatore stipulò con il papato la pace di Venezia, con cui si riconosceva Alessandro III legittimo papa e si stabiliva una tregua di 6 anni con i comuni e 15 con i normanni. L’accordo definitivo venne siglato nel 1183 con la pace di Costanza: i comuni si impegnavano a riconoscere alcune prerogative dell’autorità imperiale, ai comuni fu riconosciuta la libera organizzazione e la facoltà di estendere la propria autorità al di fuori delle mura cittadine.
La morte di Federico Barbarossa e il regno di Enrico VI
Federico I riuscì comunque a rafforzare il suo potere in territorio tedesco, mentre garantì la possibilità di nuovi successi in Italia grazie al matrimonio tra il suo primogenito Enrico VI e Costanza d’Altavilla, erede al trono del regno di Sicilia. Nel 1189 Federico I si mise a capo della III crociata: morì nel 1190 annegando nel fiume Salef. Gli successe il figlio Enrico VI, il quale nel 1194 unificò il regno di Sicilia con la corona tedesca, ma nel 1197 morì, e il suo successore, Federico II, aveva solo 3 anni, e la madre, in punto di morte, lo affidò a papa Innocenzo III.
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