Fichte: La filosofia della storia. - Studentville

Fichte: La filosofia della storia.

La storia in Fichte.

Con l’ultima fase del pensiero di Fichte, contrassegnata dalla svolta religiosa della dottrina della scienza e dall’assolutizzazioone dello Stato, ò connessa anche la concezione storica. Fichte, in connessione con gli sviluppi metafisici della dottrina della scienza, ha già  considerato il mondo sensibile e il genere umano come manifestazioni fenomeniche dell’Idea divina. Su questo sfondo la progressiva realizzazione della libertà , che nelle esposizioni precedenti al 1800 appariva come un compito infinito dell’ Io puro, assume anch’essa un carattere metafisico. La Ragione assoluta che governa il mondo (Dio stesso, nella misura in cui può manifestarsi nella temporalità ) si realizza in primis come istinto, ossia in modo tale che gli uomini obbediscono ad essa senza saperlo, senza comprenderla, poi a poco a poco in modo sempre più trasparente con una sempre maggiore coscienza. Questo lungo cammino dall’inconsapevolezza alla coscienza, dal buio alla luce, ò anche un processo dall’istinto alla libertà : la storia del genere umano ò la storia della progressiva realizzazione della libertà  dell’uomo, ossia la storia della sua progressiva comprensione e adesione spontanea a quella forza divina, a quella Ragione assoluta che guida le sorti del mondo. La libertà  che si realizza nella storia non ò dunque una libertà  d’arbitrio, una libertà  che lasci spazio al caso e alle determinazioni soggettive della volontà . Si tratta invece di una libertà  che coincide con la necessità  assoluta. “Ciò che realmente esiste, esiste per assoluta necessità ; e deve esistere necessariamente nella precisa forma in cui esiste. Non potrebbe non esistere, nè potrebbe esistere diversamente da come esiste”. La libertà  di cui Fichte parla in questo passo appena citato ò la libertà  dall’istinto sensibile, dall’inconsapevolezza cvon cui gli uomini fanno ciò che fanno senza conoscere la necessità  assoluta che soggiace alle loro azioni. Quando poi gli uomini diventano coscienti del fatto che a fondamento del loro agire vi ò un Assoluto ( il quale agisce necessariamente ma con l’intrinseca necessità  della ragione, non con quella estrinseca del fato), essi comprendono il vero significato delle loro azioni e attuano spontaneamente, ovvero liberamente, ciò che prima compivano sotto l’obbligo dell’istinto.

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