Filippo
Philippus macedoubi primum summa imperii potitus estregnum florentissimus reddidit. Sed initiocum patria continuis bellis iam exhausta esse videretur et ipse modo adversariorum insidiis modo hostium incursionibus defatigareturaliqot bellaquae simul gerenda esse videbanturpace factacomposuitreliqua armis conficere voluit.
Hostibus ita oppressisimperium totius Graeciae adfectare coepit;sed adverus Graecos magnam adhibuit calliditatem. Nam civitatum discordias hoc consilio aluit et fovitutcum inter se obtrectare studerentomnium vires frangerentur. Itaque cum diu se hostem esse dissimulassetpotremoceteris debellatis atque in deditionem compulsisbellum intulit Atheniensibus quosproelio ad chaeroneam commisoplane devicit. Hic dies et gloriam et vetustissimam libertatem universae Graeciae adimere visus est.
Versione tradotta
Filippo il macedone, quando ottenne l'apice dell'impero, rese il regno assai florido. Ma all'inizio, sembrava che la patria fosse sfinita a causa delle continue guerre e ugualmente egli stesso era stanco a causa delle continue incursioni degli avversari, dispose altre guerre, che sembravano doversi affrontare, fatta la pace, volle terminare le altre con le armi. Assediati i nemici, iniziò a colpire l'impero di tutta la Grecia, ma usò una grande astuzia contro i Greci. Infatti con questo proposito aumentò e fomentò le discordie dei cittadini, cercando di creare invidie tra loro, per spezzare le forze di tutti. Così, avendo nascosto a lungo di essere lui stesso un nemico, alla fine, debellati gli altri e spinti in dedizione, portò guerra agli Ateniesi che, iniziato il combattimento a Cheronea, li sconfisse apertamente. Così sembrò eliminare i giorni, la gloria, la libertà antichissima di tutta la Grecia.
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