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Filippo Tommasi Marinetti

Approfondimento su uno dei maggiori esponenti del Futurismo

La vita

Filippo Tommaso Marinetti nacque nel 1876 ad Alessandria d’Egitto, si spostò a Parigi per gli studi superiori ed infine si laureò in Giurisprudenza presso l’Università di Genova. La sua fu dunque una formazione cosmopolita, a diretto contatto con il Simbolismo francese di fine ‘800 ( il termine Simbolismo è un’altra denominazione attribuita alla corrente del Decadentismo).
Nel 1909 rese pubblica la nascita di un nuovo gruppo culturale, che si proponeva di recidere i legami con il passato e s’apprestava a cantare la velocità, l’aggressività e la concretezza del mondo contemporaneo. Fece infatti pubblicare il Manifesto del Futurismo, a cui seguì tre anni dopo il Manifesto tecnico della letteratura futurista, e inaugurò in maniera pubblica ed ufficiale il movimento.
Il programma futurista, allargatosi fino ad abbracciare i più diversi aspetti dell’arte e delle relazioni sociali, finì col presentarsi come un progetto di trasformazione non solo artistica, ma globale. Per comunicare questi radicali cambiamenti si puntò soprattutto sugli aspetti promozionali e pratici: fu così che Marinetti si occupò di organizzazione di cultura, riuscendo a suscitare energie intellettuali e a coronarle di successo mediante promozioni, réclame, diffusione editoriale, ricerche del consenso. Organizzò “serate futuriste” in cui si richiedeva la partecipazione del pubblico, spingendolo addirittura al litigio o alla rissa: lo scandalo – lo sapeva bene Marinetti– era infatti un ottimo strumento per carpire l’attenzione.
L’artista fu sempre sostenitore della guerra e della violenza: fu un acceso interventista, diede prove di grande valore durante la I Guerra Mondiale e si mostrò decisamente favorevole all’avvento del Fascismo. Venne persino nominato “intellettuale di regime”  nel 1929: il ruolo, seppur in apparenza prestigioso, rappresentò una sconfitta per Marinetti, che, credendo di trovare nel Fascismo la concretizzazione delle proprie idee rivoluzionarie, fu invece trasformato in quella stessa categoria di artisti – gli accademici – contro cui egli si era scagliato in gioventù.
Pur continuando la sua opera di autore e collaboratore giornalistico, Marinetti vide progressivamente svuotarsi di senso e di energia il proprio movimento. Morì nel 1944 a Bellagio, città che faceva al tempo parte di quella Repubblica di Salò che Mussolini aveva disperatamente istituito per frenare il proprio declino politico.

Le opere e i temi

Marinetti scrisse le sue prime opere in francese, durante il soggiorno parigino: l’influenza  dei Simbolisti e l’emergere di tematiche di morte, decadenza e ambiguità affiorano nelle poesie “Les vieux marins” ( I vecchi marinai, 1897), “La conquete des étoils” ( La conquista delle stelle, 1902), “Descruction” ( Distruzione, 1904) e la commedia “Le roi Bombance” ( Re Baldoria, 1905) che dà vita ad una satirica descrizione della democrazia. Nel 1905, a Milano, fondò la rivista “Poesia”, al fine di dare spazio alle opere di nuovi artisti, sia italiani che stranieri.
A seguito della pubblicazione del Manifesto, Marinetti realizzò numerosissimi testi appartenenti ai più svariati generi letterari: il primo romanzo futurista è pubblicato nel 1909, l’anno stesso della fondazione del movimento, e si intitola “ Mafarka il futurista”. La sintassi è ancora tradizionale, pur presentandosi ricca di riferimenti metaforici e sinestetici; la novità sta piuttosto nell’iperbole narrativa che riflette l’ansia, l’aggressività, il piacere della rivolta e della lotta, la tensione verso imprese impossibili. Il protagonista del romanzo è una sorta di agente meccanico, estraneo a indagini psicologiche o affettive, e unicamente teso alla meta e ai propri obiettivi.
Nel poemetto “ Zang tumb tuuum. Adrianopoli ottobre 1912” , pubblicato nel 1914, l’autore cerca di produrre quella rivoluzione dello stile e della sintassi che aveva definito in punti nel Manifesto tecnico della letteratura futurista: utilizza il verbo all’infinito, abolisce la punteggiatura, dispone le parole in maniera libera e quasi anarchica e conferisce loro un senso per il rumore che riproducono ( quello dei bombardamenti) più che per le relazioni ed accostamenti che intrattengono. Le onomatopee, la distinzione tra parole scritte in neretto e quelle normali e la differenza di dimensione delle lettere sono gli elementi usati da Marinetti per esprimere l’ansia e forza del bombardamento effettuato dai Bulgari nella città turca di Adrianopoli.
Gli altri romanzi futuristi sono l’ “Alcova d’acciaio” (1921) , che vede la sostituzione dei sentimenti con una pura fisicità metallica; “ Gli indomabili” ( 1922) e “ Spagna veloce e toro futurista” ( 1931). Marinetti si dedica pure al teatro, per cui realizza opere davvero innovative e dimentiche del teatro di tradizione:  “ Teatro sintetico”,  per esempio, è un dramma che conferisce il ruolo di protagonista non alle persone ma agli oggetti, a cui è delegato il compito di esprimere il pathos scenico.

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