Tum Caesar et Antonius traiecerunt exercitus in Macedoniam et apud urbem Philippos cum Bruto Cassioque acie concurrerunt. Cornu, cui Brutus praeerat, impulsis hostibus castra Caesaris cepit (nam ipse Caesar, etiamsi infirmissimus valetudine erat, obibat munia ducis, oratus etiam ab Artorio medico, ne in castris remaneret, manifesta denuntiatione quietis territo), id autem, in quo Cassius fuerat, fugatum ac male mulcatum in altiora se receperat loca. 2 Tum Cassius ex sua fortuna eventum collegae aestimans, cum dimisisset evocatum iussissetque nuatiare sibi, quae esset multitudo ac vis hominum, quae ad se tenderet, tardius eo nuntiante, cum in vicino esset agmen cursu ad eum tendentiurn neque pulvere facies aut signa denotari possent, existimans hostes esse, qui irruerent, lacerna caput circumdedit extentamque cervicem interritus liberto praebuit. 3 Deciderat Cassii caput, cum evocatus advenit nuntians Brutum esse victorem. Qui cum imperatorem prostratum videret: “sequar”, inquit, “eum, quem mea occidit tarditas, et ita in gladium incubuit”.
Versione tradotta
Allora Cesare ed Antonio fecero trasferire i loro eserciti in Macedonia e si scontrarono in campo con Bruto e Cassio presso la città di Filippi. Lala comandata da Bruto respinse i nemici e prese laccampamento di Cesare - Cesare, infatti, attendeva ai suoi compiti di generale, benché fosse molto malato e benché fosse stato scongiurato dal suo medico Artorio, angosciato per un chiaro avvertimento avuto in sogno, di non rimanere nellaccampamento - invece, lala capeggiata da Cassio, messa in fuga e ridotta a pezzi, si era ritirata sulle colline.
Allora Cassio, immaginando dal suo insuccesso quale fosse stata la sorte del collega, distaccò un veterano con l'ordine di riferirgli di chi si trattasse e che forza avesse la massa degli uomini che si dirigevano verso di lui. Siccome quello tardava a portare la risposta e la colonna degli uomini che muoveva verso lui di corsa era ormai prossima, senza che per il polverone si potessero riconoscere nè i volti nè le insegne, Cassio, pensando che fossero nemici che muovevano all'assalto, si avvolse il capo col mantello e tendendo il collo lo offrì imperterrito ad un suo liberto. La testa di Cassio era già caduta, quando il veterano tornò annunziando la vittoria di Bruto. Allora, al vedere a terra il corpo del suo comandante, "Seguirò - disse - colui che la mia lentezza ha ucciso" e così si gettò sulla propria spada.
- Letteratura Latina
- Historiae Romanae di Velleio Patercolo
- Velleio Patercolo