La critica più recente identifica con Lucio Anneo (o Annio) Floro
sia l’omonimo poeta e maestro di retorica dell’epoca di Adriano, autore di versi scherzosi e di epigrammi, sia lo storico
Floro, scrittori che sino a poco tempo fa si consideravano come due persone diverse.
[T2]La vita e l’opera[/T]
Della sua vita si sa solo quel poco che lo stesso Floro dice nel dialogo, di genere autobiografico, Vergilius orator an
poeta (Virgilio oratore o poeta), di cui è pervenuta la parte iniziale. Di origine africana, partecipò a Roma a una gara di
poesia nella quale ingiustamente non fu premiato per la gelosia di Domiziano. Floro lasciò allora, indispettito, la capitale e
viaggiò a lungo nel Mediterraneo; si fermò in Spagna, a Tarragona, dove insegnò retorica. Ritornato nella capitale, divenne
amico dell’imperatore Adriano e si dedicò alla poesia e alla storia. Non si conosce l’anno della morte.
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Epitoma de Tito Livio[/T]
La sua opera storica Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC (Riassunto di 700 anni
di guerre secondo Tito Livio) ha un titolo probabilmente non autentico, perché l’autore, se attinge soprattutto a Livio, se
ne differenzia nello spirito e nell’impostazione e utilizza ampiamente altre fonti, quali Sallustio, Cesare e Seneca il
Retore, registrando inoltre avvenimenti successivi alla trattazione liviana. Floro divide la storia romana in quattro età, come
quelle della vita umana, secondo un criterio che aveva adottato Seneca il Vecchio nelle sue Historiae: il periodo monarchico
(infanzia), l’età repubblicana fino alla conquista di tutta le penisola italica (adolescenza), la costruzione di un impero e
la pacificazione di Augusto (maturità), l’età imperiale fino ad Adriano (vecchiaia). L’opera è un panegirico, pieno di
retorica e di enfasi, del valore militare di tutto il popolo romano, di cui esalta le gesta dalle origini. Di Floro poeta ci
sono rimasti alcuni epigrammi in trimetri trocaici e alcuni versi scherzosi indirizzati ad Adriano con relativa ironica
risposta dell’imperatore-poeta.
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