Vita di Giambattista Basile
Giambattista Basile è considerato il “Boccaccio napoletano”. Nasce a Giugliano in Campania nel 1566, e fu narratore della realtà piena di conflitti del territorio campano con metafore ed espedienti tipici della tradizione dialettale popolare e fiabesca. Benedetto Croce ne colloca i natali a Napoli nel 1575, ma in base ai Libri dei Battezzati della chiesa di San Nicola in Giugliano, occorre retrodatare la data di nascita.
Non conosciamo i primi anni della sua vita; lo ritroviamo arruolato a Venezia al servizio della Serenissima; dopo varii anni, nel 1608 rientrerà nel suo paese natale. Negli anni che vanno dal 1608 al 1613 la sua fama di poeta era già consolidata.
Opere di Basile
La sua prima produzione in lingua è il poemetto Il pianto della Vergine del 1608. Seguì un volumetto di Madriali et ode e Le avventurose disavventure una favola marittima,e le Egloghe amorose e lugubri e la Venere addolorata, dramma per musica. Oltre a questi suoi primi testi, il Basile ha scritto numerosi testi in lingua, ma la sua vera grandezza sta nella produzione in dialetto napoletano. Animate da moralismo satirico, Le muse napolitane sono un quadro di nove dialoghi in dialetto a cui il Basile diede il nome di egloghe, ma che sono, in realtà, “vivacissimi quadri di costume popolano, disegnati con la guida di uno schietto sentimento morale” (Croce).
Lo cunto de li cunti
Fu inoltre, poeta di corte, ma la sua opera più riuscita con successo e in dialetto napoletano sono le fiabe di tradizione popolare: Lo cunto de li cunti, definito dallo stesso Croce "il più bel libro italiano barocco", dove tra l'altro compare per la prima volta il personaggio di Cenerentola; pochi sanno che la storia di quella fanciulla, prima di essere portata al successo dallo scrittore francese Charles Perrault, è raccontata in una delle sue favole, La gatta Cenerentola.
Lo cunto de li cunti è una raccolta di cinquanta fiabe di origine popolare, raccontate nel corso di cinque giornate (da cui il titolo postumo de Il Pentamerone); le favole riportano spunti noti nella tradizione popolare orale soprattutto, come il caso di Cagliuso, la storia di un gatto sapiente che aiuta un poveruomo a fare fortuna, poi famosa attraverso Il gatto con gli stivali di Johann Ludwig Tieck.
Basile attinge al vasto repertorio della tradizione napoletana orale, con gioiosa e allegra originalità. Egli ebbe l’idea di inserire la realtà popolare locale entro le coordinate spazio-temporali del mondo fiabesco. Fu tradotto in italiano nel 1925 dal Croce, che lo definì “il più bel libro italiano barocco” specificando che “L'Italia possiede nel Cunto de li Cunti del Basile, il più antico, il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari.”
Sia Le muse napolitane che Lo cunto de’ li cunti furono pubblicati postumi, dopo la morte di Basile, avvenuta a Giugliano il 23 febbraio del 1632.
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