Giotto di Bondone nacque a Vespignano intorno al 1267 e morì a Firenze nel 1337; svolse il ruolo di pittore ed architetto. Si formò presso la bottega di Cenni di Pepi, noto come Cimabue, ed intorno al 1280 insieme al maestro si recò a Roma. A Roma entrò in contatto con diversi artisti del tempo tra cui Arnolfo di Cambio che successivamente lo introdusse nei lavori del cantiere di Assisi. Tra le prime opere realizzate da Giotto abbiamo una tavola raffigurante la Madonna col bambino di San Giorgio alla Costa,oggi conservata presso il museo diocesano di Santo Stefano al ponte a Firenze. Seguono i lavori di Assisi con una serie di affreschi e la realizzazione del Crocifisso realizzato per Santa Maria Novella. Nel 1253 completò la decorazione della Basilica superiore Assisi, i primi affreschi realizzati riguardano il transetto dove Giotto si occupò della parte alta ed inferiore della navata affrescando nella parte alta le Storie di Isacco e nella parte inferiore ventotto Storie di San Francesco. Intorno al 1290 realizzò la Croce di Santa Maria Novella. Tra il 1297 e il 1300 si ipotizza che si recò a Roma per la seconda volta,non abbiamo testimonianze ad eccezione di un piccolo frammento conservato presso la Basilica di San Giovanni in Laterano. Nel 1301 fece ritorno a Firenze e ciò è testimoniato dai documenti Castellani dove sono registrate alcune proprietà; in questo periodo dipinse il polittico di Badia, conservato presso la galleria degli Uffizi. Successivamente si recò a Rimini dove realizzò la figura del Cristo Benedicente e lavorò nel Tempio Malatestiano dipingendo un ciclo di affreschi ad oggi andato perduto; ne rimane solo una piccola parte dell’abside della croce. Tra il 1303 e il 1305 si occupò di dipingere la cappella di Enrico Scrovegni, gli affreschi si presentano intatti e raffigurano le storie di Anna e Gioacchino, le storie di Maria, le storie di Gesù, l’allegorie dei Vizi e delle Virtù ed il Giudizio Universale. Gli affreschi ricoprono l’intera superficie della cappella, sono composti da pannelli divisi da cornici geometriche. La decorazione è posta su tre registri per poi presentare sulla controfacciata un solo grande affresco con il Giudizio Universale;la raffigurazione inizia nel primo registro con la scena della Cacciata di Gioacchino dal Tempio realizzata accanto l’arco trionfale, seguendo con le Storie di Gioacchino e Anna e proseguendo sul versante opposto sino alla lunetta con le Storie di Maria; sopra l’altare vi è la raffigurazione dell’Annunciazione. il secondo registro vi è la raffigurazione della Visitazione e le storie di Gesù per poi terminare con la Pentecoste. Il terzo ed ultimo registro è costituito dalla raffigurazione di quattordici Allegorie dei Vizi quali la Stultitia, l’Ira, l’Iniusticia, l’Inconstantia, l’Invidia,l’Infidelitas e la Desperatio e delle Virtù quali la Prudencia, la Iusticia, la Temperantia, la Fortitudo, la Fides, la Spes, la Karitas; queste allegorie vengono raffigurate alternate a specchiature realizzate in finto marmo.
Tra il 1306 e il 1311 Giotto fu impegnato nella realizzazione degli affreschi della zona del transetto nella Basilica inferiore d’Assisi con la raffigurazione delle Storie dell’infanzia di Cristo e le allegorie Francescane affrescate sulle vele della volta del transetto e la cappella della Maddalena. Le allegorie raffigurate sono la Povertà, la Castità, l’Obbedienza e la Gloria di San Francesco; lungo le pareti e le volte del transetto destro vi è raffigurato il ciclo con scene di vita di Cristo. Le scene sono ricche di vivacità e di soluzioni scenografiche.
Nel 1311 fece ritorno a Firenze e due anni dopo si recò a Roma per eseguire il mosaico della navicella degli apostoli per il portico dell’antica basilica di San Pietro in Vaticano commissionatoli dal Cardinale Jacopo Caetari degli Stefaneschi. Nel 1318 dipinse quattro cappelle per quattro diverse famiglie Fiorentine nella chiesa dei Francescani di Santa Croce: 1- la cappella Bardi con la raffigurazione della vita di San Francesco; 2- la cappella Peruzzi con la vita di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista e realizzò anche un polittico con Taddeo Gaddi; 3- la cappella Giugni con le storie degli Apostoli; 4- la cappella Tosinghi Spinelli con le storie della Vergine; purtroppo gli affreschi delle ultime due cappelle andarono distrutte nel corso del tempo.
Nel 1320 si occupò di realizzare il polittico Stefaneschi ad oggi conservato presso il museo Vaticano; il polittico realizzato per l’altare maggiore della Basilica di San Pietro su commissione del cardinale Jacopo Stefaneschi , occupava la tribuna dell’abside insieme ad un ciclo d’affreschi che andò perduto nel corso del XVI secolo. Il polittico ,dipinto su entrambi i lati, sul verso raffigura il Cristo in trono con i martiri di San Pietro e San Paolo, mentre sul recto,negli scomparti, San Pietro in trono e nelle predelle la Vergine con il Bambino in trono e i Santi Apostoli.
Nel 1327 si iscrisse all’arte dei medici e speziali occupandosi degli affreschi della cappella Bardi; l’anno successivo si reca a Napoli da Roberto D’Angiò restandoci sino al 1333. Dei lavori eseguiti a Napoli ne rimane un solo frammento con la Lamentazione sul Cristo morto in Santa Chiara e le figure di uomini illustri dipinte negli strombi delle finestre della cappella di Santa Barbara in Castelnuovo.
Nel 1333 a Bologna realizza il polittico per la chiesa di Santa Maria degli Angeli con la raffigurazione della Madonna in trono con ai lati i santi Pietro e l’arcangelo Gabriele, Michele e San Paolo . Tra le sue ultime opere fiorentine vi è la cappella del podestà nel palazzo del bargello con un ciclo di affreschi raffiguranti le storie della Maddalena e con il Giudizio Universale.
Gli ultimi anni della sua vita Giotto li trascorse lavorando come architetto e nel 1334 fu nominato capomastro dell’opera di San Reparata;nello stesso anno diresse anche i lavori del campanile del duomo.
Giotto si presenta come l’anticipatore del rinascimento italiano; introdusse lo spazio in pittura attraverso l’uso di una prospettiva empirica. L’architettura realizzata si presenta realistica e coerente con i personaggi raffigurati; di ogni personaggio ne trae la psicologica, manifestandone le proprie emozioni. I personaggi sono caratterizzati da una volumetria solida e grazie all’apprendistato nella bottega di Nicola Pisano e dei numerosi viaggi a Roma le sue opere si presentano piene e caratterizzate da un valore tratto dall’arte classica, con un recupero della realtà sia nello spazio, nella luce, nelle forme che nei sentimenti. Notiamo che nella cappella degli Scrovegni Giotto ebbe la capacità di rendere l’umanità dei personaggi sacri e le architetture appaio come vere e proprie scatole prospettiche.
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