GIOVANNI DELLA CASA: VITA E OPERE. Tra i trattati del Cnquecento ricordamo il Galateo di Giovanni della Casa, un dotto umanista fiorentino, arcivescovo di Benevento e nunzio apostolico a Venezia. Fu anche poeta, autore di rime, ma la sua fama è legata al trattato sulle buone maniere, che intitolò Galateo dal nome latinizzato di Galeazzo Florimonte, vescovo di Sessa, suo amico, che gli aveva suggerito di comporlo.
IL GALATEO DI GIOVANNI DELLA CASA: RIASSUNTO. Il titolo divenne così famoso da assumere il valore di nome comune, per indicare qualsiasi manuale di buone maniere o il complesso stesso delle norme di buona educazione che regolano il rapporto tra gli uomini. Nel Galateo lo scrittore immagina che un vecchio, illetterato ma di grande esperienza, saggio ed equilibrato, insegn a un giovane nipote come essere “costumato” e piacevole e di bella maniera vivendo in società. Il principio informatore di tutti gli insegnamenti impartiti è di sottoporre sempre le inclnazioni naturali al domino della ragione e di avere il massimo rispetto per gli altri nei rapporti sociali. L’importanza del trattato non è soltanto storica, il quanto ci informa sugli usi e costumi del ‘500, ma anche culturale: nel suo piccolo rispecchia anche la spiritualità del ‘500, il suo ideale di vita armonicaequilibrata e serena, esteso all’uomo comune in tutte le manifestazioni della vita quotidiana, anche in quelle più modeste e banali, come di servre o stare a tavola, conversare, vestire, acconciarsi barba e capelli, giudicare ecc… Sono consigli volti a realizzare un ideale di vita dignitosa e di civile convivenza. Il Galateo di Giiovanni della Casa non ha l’ampiezza e l’organicità del Cortegiano di Castiglione, ma ha la semplicità e il garbo di un discorso bonario, fatto da un vecchio senza pretese, nel quale vediamo alla portata di tutti gli ideali del Rinascimento. Il Galateo comincia con un lungo “Conciossiacosaché”, seguito da un lungo periodo che addiritturà scoraggiò il poeta Alfieri. Tuttavia, chi supera lo scoglio iniziale, può notare come la prosa sa fresca e vivace, nonostante la struttura ciceroniana dello stile.
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