Il poema fu pubblicato nel 1895 sul “Convito” e inserito poi nei Poemi conviviali nel 1904. Protagonisti dei Poemi conviviali sono personaggi della mitologia e della storia classica, che hanno perso le loro caratteristiche tramandate dalla tradizione e che invece sono tormentati da affanni e angosce. Si tratta di una trasfigurazione in chiave decadente di personaggi dell’antichità.
In Aléxandros il poeta propone come tematica il contrasto tra sogno e realtà, causato dalla volontà di infinito e assoluto e la consapevolezza del limite umano. L’eroe, arrivato al confine ultimo della terra, si rende conto che questo è un limite insormontabile per il suo desiderio di assolutismo. Infatti, al di là di questo si trova il mistero dello spazio cosmico, impossibile da conoscere. Se ci accorgiamo che la realtà è deludente, il poeta dichiara che conviene rifugiarci nei sogni e nelle speranze: raggiunti mari e fiumi, l’eroe si accorge che sono inferiori a quanto aveva immaginato. E si rende conto che era più felice quando ancora aveva tanta strada davanti a sé da percorrere e molti pericoli da affrontare, quando da piccolo cavalcava Bucéfalo inseguendo il sole. Rivolgendosi al padre Filippo, gli rivela la sua delusione, quando invece un tempo era incitato a nuove conquiste. Ora giunto alla porta dell’ignoto, non può far niente, e piange per la delusione sia dall’occhio nero, che rappresenta il limite della natura, sia dall’occhio azzurro, simbolo del sogno (l’eroe aveva gli occhi di colore diverso). Durante questi lamenti sente voci lontane e misteriose, ma sono i suoni dell’ignoto che non gli è permesso scoprire. E mentre Alessandro si trova ai confini del mondo piangendo, nell’Epiro, la madre e le sorelle filano e sognano nella loro semplice vita: esse hanno fatto la scelta migliore.
Nelle prime quattro parti del poema, l’eroe fa un discorso alle truppe. Davanti a loro si estende l’Oceano, con le sue acque immobili, senza vita, che rappresentano il limite della conoscenza umana. L’eroe e i suoi soldati però si trovano in una zona indefinita, perché il campo dell’esperienza tangibile non possiede limiti precisi, ma nel suo punto estremo si perde nelle tenebre dell’incognito. L’uomo non può penetrare i segreti del mistero, dunque ai suoi occhi appare come il nulla. Nella seconda sezione compaiono le immagini dei fiumi e delle montagne, che simboleggiano l’ostacolo al sogno e la volontà di superarlo e andare avanti nella ricerca. Vi è inoltre l’immagine della foresta che si specchia, immobile, nelle acque del fiume. Si può evidenziare un contrasto tra movimento e immobilità: il movimento è dato dall’acqua, e potrebbe riferirsi alla ricerca incessante e al desiderio di realizzare il sogno, l’immobilità è rappresentata dalla foresta, alludendo alla rinuncia della ricerca, che porta solo alla sconfitta e alla delusione. La decisione migliore è non oltrepassare il limite simboleggiato dalle montagne, e rimanere a sognare, perché il “vero” è deludente, ma il sogno lo porta all’infinito. Ricordando gli anni passati, l’eroe si rende conto che era più felice quando attendeva con ansia le avventure e immaginava grandi conquiste future. Il sole che appare davanti al giovane Alessandro mentre cavalcava, è l’insieme di tutti i suoi desideri, che sono destinati a tramontare come il disco solare dietro le “selve nere”. La rievocazione della gioventù presenta note nostalgiche, nate dalla consapevolezza della delusione.
Nella quarta sezione interviene il poeta, caricando le lacrime dell’eroe di sconforto, delusione, scomparsa delle illusioni; il mistero si presenta davanti ad Alessandro attraverso voci oscure e inquietanti, ma che non possono essere decifrate.
L’unica soluzione, espressa nell’ultima parte, è rinunciare alla ricerca, la quale porta solo al fallimento, e rimanere nei limiti del “nido”, rappresentato dalle sorelle che sono rimaste a casa a filare e sperare. In questo modo ci si può riparare dalla sofferenza, vivendo una vita priva di avventure, ma sicuramente più serena e tranquilla. L’immagine di Alessandro giunto ai limiti del conoscibile è posto in contrasto con l’immagine delle sorelle, felici e appagate nella loro casa. La figura della madre che nel sogno ascolta il gorgoglio della fonte e il fruscio delle querce trasmette invece inquietudine, e in qualche modo è collegata al figlio che ascolta le voci incomprensibili del mistero.
Alessandro non è più l’eroe classico, ma ha attributi moderni con la sua preoccupazione di assolutismo, la ricerca di una conoscenza totale delle cose, lo sconforto di fronte alla verità diversa
dal sogno. Tutto ciò fa di questo personaggio un eroe romantico, ma che per alcuni aspetti è già decadente, col suo protendersi verso l’ignoto, la delusione, e la conseguente consapevolezza del nulla.
Il metro utilizzato nel componimento è costituito da terzine a rime incatenate.
Il linguaggio è velato, allegorico, suggestivo, enigmatico. Sono presenti due diverse tipologie di immagini: dinamiche, come il superare montagne e fiumi, inseguire il sole; statiche, come lo stare fermi davanti al limite e ascoltare le voci misteriose. Abbondanti sono le immagini riferibili al mistero e al nulla (l’Oceano “senz’onda”, le “selve nere”). Nel corso del componimento infine si notano contrapposizioni tra passato e presente, sogno e sconfitta, spazio delimitato conquistato e spazio indeterminato dell’ignoto.
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