ANALISI DEL TESTO ROSSO MALPELO DI GIOVANNI VERGA. Ecco l’analisi del testo della novella Rosso Malpelo di Verga. La novella fu pubblicata per la prima volta sul “Fanfulla” nell’agosto del 1878, e in seguito raccolta in Vita dei campi nel 1880.
Narra la storia di un ragazzo, Rosso Malpelo, chiamato così perché ha i capelli rossi e, nella credenza popolare siciliana, questo è segno di malizia e cattiveria. Il ragazzo è avvilito dalla povertà e trattato male da tutti, comprese la madre e la sorella, alle quali consegna il denaro guadagnato ogni sabato. Egli venera religiosamente il padre, mastro Misciu, morto sotto il cedimento di un pilastro nel luogo in cui lavorava, la cava di rena. Ritrovato il cadavere, i calzoni di fustagno quasi nuovi furono adattati alla statura di Malpelo dalla madre; le scarpe erano troppo grandi, ed egli ogni domenica le lustrava e le indossava, provando un’infinita tenerezza al ricordo del padre. Il dolore per l’incidente di mastro Misciu provoca nel giovane un’avversione nei confronti degli uomini e degli animali, e trova la sua vendetta nel maltrattare i più deboli. Tratta con durezza (in realtà per il suo bene) il fanciullo Ranocchio, che in seguito muore per le fatiche e le malattie, e riempie di botte il suo asino grigio. Malpelo alla fine del racconto muore disperso in una galleria della miniera, in cui era stato inviato per una perlustrazione pericolosa.
Leggi anche: Riassunto Rosso Malpelo
La novella inaugura la fase “verista” dell’opera di Verga. Un tempo ciò si attribuiva a Nedda, perché l’autore aveva abbandonato gli ambienti eleganti dei primi romanzi per dare spazio agli ambienti popolari siciliani. Ma a dare la svolta non è tanto il cambiamento di tematiche e soggetti, quanto piuttosto l’innovazione dell’impostazione narrativa. Questo è evidente già dalla prima frase del racconto, in cui si dichiara che Malpelo ha i capelli rossi “perché è un ragazzo malizioso e cattivo”, preconcetto superstizioso caratteristico di una mentalità gretta. Il narratore si trova sullo stesso livello dei personaggi, fa parte del loro mondo, riportando la loro visione dei fatti: Verga percepisce le cose con gli stessi occhi di questa gente e le comunica con le loro stesse parole; attua una sorta di “regressione” così che si possa realizzare in pieno il principio dell’impersonalità. Perciò, non è un narratore onnisciente e non è depositario della verità come gli autori tradizionali, ma un semplice portavoce del popolo primitivo e rozzo. Quello che dice di Malpelo non è del tutto attendibile; per esempio, dopo la morte del padre, quando egli scava affannosamente e ogni tanto si ferma ad ascoltare, è chiaro che il ragazzo spera di trovare il padre ancora in vita. L’autore invece, essendo portavoce di quella mentalità primitiva, spiega questi gesti collegandoli alla sua strana cattiveria. Oppure, i comportamenti nei confronti di Ranocchio, finalizzati all’insegnamento delle leggi brutali che regolano l’esistenza, vengono interpretati secondo le convinzioni correnti nella cava, ovvero “per prendersi il gusto di tiranneggiarlo”.
Rosso, nonostante sia cresciuto in un ambiente disumano come la miniera, ha mantenuto dei valori autentici: la pietà filiale, giustizia, solidarietà, altruismo. Ma Verga, l’autore “basso”, fa apparire questi valori come strani, incomprensibili, essendosi calato all’interno di questo mondo disumano che conosce solo l’interesse e la forza. I valori vengono negati, perché non si possono praticare in questa realtà dominata dalla lotta per la sopravvivenza, non vi è spazio per i sentimenti. Viene fuori, da questo tipo di narrazione, tutto il pessimismo verghiano. Il mondo popolare non è mitizzato con malinconia, come luogo innocente e autentico, ma è governato dalle stesse regole spietate del mondo più evoluto, quello delle banche e delle industrie.
Mentre nella prima parte della novella Malpelo è descritto attraverso la visione deformata degli operai della cava, nella seconda parte affiora il suo punto di vista. Il ragazzo ha una concezione cupa e negativa perché indurito dalla disumanità di quella vita di sforzi e sofferenze. Ha compreso perfettamente le leggi che regolano il mondo sociale e naturale, derivate dalla lotta per la sopravvivenza, in cui il forte vince sul debole, e da questa consapevolezza deriva il suo modo di reagire. Egli però non si ribella, perché queste regole non possono essere modificate, ma si adatta con “disperata rassegnazione”. Malpelo comprende il mondo in cui vive e si comporta secondo i principi che lo governano, mentre gli operai della cava sono inconsapevoli e agiscono meccanicamente. Nel ragazzo vi è il riflesso del pessimismo di Verga; Rosso diventa un eroe
intellettuale, che intende lucidamente i meccanismi, impossibili da modificare, di questo ambiente, e si rassegna.
L’impostazione narrativa della novella, dunque, è molto importante, perché è l’iniziazione del raccontare verista di Verga, e tramuta Rosso Malpelo in un’analisi dura e implacabile delle leggi della società, accompagnandosi a una grande capacità critica e conoscitiva.
Scopri di più: Analisi del testo: schema ed esempio
- Letteratura Italiana
- Giovanni Verga
- Letteratura Italiana - 800