Giove: Bambino nascosto al padre (Fabulae, 138) - Studentville

Giove: Bambino nascosto al padre (Fabulae, 138)

Iovi mater fuit Rhaea, Saturni uxor. Saturnus autem omnes filios

suos
crudeliter vorabat. Rhaea igitur Iovem, vix natum, fideli ancillae secreto
commendavit. Ancilla infantem in insulam

Cretam asportavit atque in abdito
specu occultavit. Specus latus erat et profundus; saxei parietes hedera
densa erant

vestiti. Ibi multae nymphae habitabant: parvulum deum
exceperunt et in cunabulis aureis collocaverunt. Divino infanti

Amalthaea
capra dedit lac purissimum et apes benigne mel dulcissimum confecerunt.
Quotidie columbarum agmen e mari in

speluncam advolabat et ambrosiam
Saturni filio praebebat. Quotidie etiam de summis montibus devolabat
aquila magna et

sacra illa avis suavissimum nectar, deorum dearumque
potionem, infanti suppeditabat. Sic nutritus est, ut deus

immortalis,
Iuppiter.

Versione tradotta

La madre di Giove era Rea

Silvia, moglie di Saturno. D'altro canto Saturno
divorava crudelmente ogni suo figlio. Allora Rea Silvia

affidò
segretamente Giove, nato a stento, ad una fedele ancella. L'ancella portò
il bambino nell'isola di Creta e

lo nascose dentro una caverna segreta.
Era una caverna ampia e profonda; le pareti di pietra erano rivestite di
folta

edera. Qui abitavano molte ninfe: raccolsero il piccolo dio e lo
posero in una culla d'oro. Al divino fanciullo la capra

Amaltea diede
latte purissimo e le api con amore gli approntarono dolcissimo miele. Ogni
giorno uno stormo di colombe

volava dal mare alla spelonca e offriva
ambrosia al figlio di Saturno. Ogni giorno anche una maestosa aquila
volava giù

dalla vetta di un monte e quel sacro uccello offriva un nettare
dolcissimo, bevanda di dei e dee, al bambino. Così fu

nutrito Giove, come
un dio immortale.

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