LA FORMAZIONE CULTURALE E UMANA DELL'AUTORE
Nella vita di Giuseppe Fenoglio, per sua stessa ammissione, le tre cose più importanti furono la guerra partigiana , la figlia Margherita e il liceo.
Fenoglio iniziò a frequentare la scuola nel 1928 e Chiaffredo Cesano, suo maestro di terza e quarta, si rese conto immediatamente delle capacità di Beppe, e insistette per far sì che i genitori del suo allievo gli facessero frequentare il ginnasio.
Nella città nativa di Fenoglio, Alba, il liceo era considerato come un mezzo con il quale un individuo poteva crearsi una propria personalità senza farsi condizionare dal mondo esterno e per Beppe, un ragazzo del popolo , riuscire nello studio significava anche un’affermazione sociale la creazione di una propria entità attraverso propri meriti intellettuali.
Come per tutti i ragazzi che si lasciano alle spalle l’infanzia questi anni per Fenoglio furono anni duri perché contrasse risultati dalla ricerca di un’identità personale. C’è da sottolineare che oltre a questi problemi per Beppe la fase adolescenziale fu problematica a causa della sua emotività che lo portava a balbettare quando era a disagio e al senso di inadeguatezza fisica che lo avrebbe perseguitato per tutta la vita indirizzandolo, nei libri, un ideale di bellezza classica. Ma grazie ai suoi insegnanti del liceo, che lo aiutarono moltissimo, gli fu molto più facile costruirsi un propria personalità.
La prima fu la professoressa Maria Lucia Marchiaro che lo introdusse “To England and thing english“ grazie anche ad una discreta biblioteca di testi inglesi tradotti e in lingua originale. Questo avvicinarsi alla lingua inglese fu la scoperta della sua vita, perché un modello culturale si fuse con la sua personalità, diventando tutt’uno con le scelte di vita. E questa scoperta fece evadere per la prima volta Beppe dalla meschinità dell’ambiente provinciale; egli contrappose un suo modello ideale , etico ed estetico insieme , allo squallore della realtà che lo circondava.
Fenoglio si immerse nella letteratura inglese come un pesce si immerge nell’acqua e trovò nella letteratura dell’Inghilterra elisabettiana e rivoluzionaria un mondo fantastico dove come detto prima rifugiarsi estraniandosi dal mondo che lo circondava , il mondo fascista . Il suo desiderio, come disse ad un suo docente il prof. Chiodi, era quello di essere un soldato del Cromwell “con la bibbia in zaino e il fucile a tracolla" e in questa aspirazione possiamo riscontrare un ideale di rigore morale e di austerità. In questo senso si parla di Puritanesimo di Fenoglio che fa riferimento alla rivoluzione puritana guidata da Cromwell. Durante questi anni di studio l’inglese per lui era visto come una gioia per lo spirito . Il senso di libertà che emanava dalle letture fatte lo aveva conquistato, dandogli uno slancio grazie al quale egli si sentì al di là e al di sopra delle vicende che lo aspettavano.
C’è da sottolineare che l’avvicinamento di Fenoglio alla letteratura inglese rappresentava un’evasione da ingenuo provinciale ma egli andava alla ricerca a di uno stile di vita e una formazione diversa dal fascismo.
Altri due insegnanti che contarono molto nella vita di Fenoglio furono Leonardo Cocito e Pietro Chiodi. Il primo era un docente di lettere di formazione marxista e avrebbe fatto parte del primo nucleo di persone che organizzarono la lotta partigiana nell’albese. Purtroppo morì il sette settembre 1944 impiccato dai tedeschi .Fenoglio gli diede il nome di Corradi in “ Primavera di bellezza “ e nel “il partigiano Johnny”.
L’altro maestro di Fenoglio, come si è già detto, fu Chiodi. insegnante di storia e anch’egli partigiano. Chiodi ricorda il suo allievo in un episodio particolare: quando Fenoglio aveva diciotto anni e lui era appena arrivato ad Alba era stato assegnato un tema ministeriale che doveva elogiare la marcia su Roma, ma Beppe si rifiutò di scrivere e la pagina rimase bianca . Come si può capire questo episodio è un chiaro tentativo di opposizione al fascismo e in una città come Alba solo negli ambienti scolastici e soprattutto nei licei classici si riscontrava una resistenza al potere di quell’epoca .
I segni più significativi di manifestazioni antifasciste nel paese nativo di Fenoglio si videro proprio nell’ambiente liceale dove venne contestato apertamente il regime e si svosero manifestazioni antifasciste. Un episodio che prova questo disprezzo per il fascismo si ebbe nel 1940, quando alcuni studenti svosero propaganda sovversiva e rifiutarono il saluto al duce . Un secondo episodio si ebbe in un altra scuola dove vennero tolti e spezzati i ritratti di Mussolini. Tutti i responsabili di queste azioni furono condannati alla prigione dal tribunale speciale, con diverse accuse, tra cui l’offesa al duce .
Con il liceo per Fenoglio arrivarono anche le esercitazioni premilitari che odiava; in una sua affermazione c’è una nuova testimonianza del suo rifiuto al culto obbligatorio e al duce “è uno schifo. Tutto ciò che è connesso al culto obbligatorio è un schifo” .
UN SOLDATO DI CROMWELL TRA GUERRA E RESISTENZA
Con un discorso di fine liceo il preside congedò tutti i ragazzi della propria scuola . Beppe dopo due anni di università nel 1943 lasciò Alba per entrare come soldato nel regio esercito .
Dopo un periodo di addestramento venne assegnato a Roma , precisamente a Montesacro , nella fase dell’armistizio con lo sfascio dell’esercito , la fuga del re e di alcuni generali ; questa fase è descrita molto bene nella “primavera di bellezza “ dove Fenoglio afferma : “ la divisa li fasciò come una tenuta di vergogna e di morte , i fucili che ancora impugnavano non li sentivano più onorevoli armi nazionali ma individuali arnesi da caccia o banditismo “
Fenoglio nel periodo 1943-1945 visse anni duri. Negli ultimi mesi del '43 tornò a casa e nei primi mesi del 44, venendo a sapere delle prime formazioni partigiane, si arruolò. Tuttavia la sconfitta nella battaglia di Carrù lo spinse a ritornare a casa ;in settembre però si arruolò una seconda volta e rimasto alla macchia sulle Langhe anche dopo il proclama di Alexander vagò per le case del paese fino alla ripresa delle attività.
In questi anni Beppe aveva vissuto la stessa esperienza di tutti i giovani dell’Albese che tornando a casa nel 43 rifiutarono la chiamata della repubblica di Salò e accettarono quella delle formazioni partigiane che divennero operative nel 44 divise in reparti : “garibaldini” , “badogliani” (che erano militari fedeli al re) , “giustizia e libertà” (legati al partito d’azione , liberaldemocratici ) .
Le formazioni di questo periodo ebbero successo a differenza di quelle del 15-18 ed il motivo era molto semplice: i soldati del 15-18 vennero chiamati per andar a combattere in regioni lontane e per motivi ignoti, invece i partigiani di adesso vedevano chiaramente il pericolo che incombeva sulla loro terra e sulle loro popolazioni causato dai nemici nazifascisti.
Le popolazioni ebbero nei confronti dei partigiani un comportamento di protezione, pur sapendo il rischio a cui andavano in contro; ma causa della presenza all’interno delle formazioni partigiane di delinquenti (sia pure puniti dai comandanti) che li derubavano, alcuni gruppi negavano il proprio aiuto .
Questi due anni di guerra partigiana per Fenoglio furono molto importanti al livello esistenziale Beppe percorse le colline con un senso nordico e protestante della fedeltà ai valori del proprio paese, inseguendo un modello cavalleresco della vita .
Per Fenoglio la resistenza è campo di lotta tra bene e male con il senso epico di un destino che incombe , come nella tradizione omerica , sui protagonisti . Inoltre Beppe ha un rispetto profondo per le potenze del bene e del male che sono inesorabili nella vita . Uno dei temi fondamentali di tante narrative fenogliane è la morte ; la morte nei suoi infiniti modi di arrivare : violenta , capricciosa, fulminea. L’universo della guerra è l’universo in cui la morte più naturale diventa innaturale e viceversa .
C’è da sottolineare che secondo Beppe la resistenza rappresenta per l’uomo l’incontro con la storia, la prova e la scommessa di sé di fronte al movimento d’ urto di forze grandiose, con la propria personale dignità da mettere in gioco, per vedere quanto può resistere davanti il fuoco degli avvenimenti.
La storia lo commuove nel suo compiersi, lo commuove per la sua dura grandezza .
La resistenza di Fenoglio nasce sulle colline, nelle selve del Piemonte e vive in uno spazio epico e in quel dilatato spazio grandioso e dissonate ha la forza di stringere nel suo abbraccio una disperata elegia. La stranezza di Fenoglio è che pur essendo vicino a noi si deve collocare con gli eroi classici perché la sua città , Alba, rientra, grazie ai suoi romanzi, nelle città epiche della sconfitta.
Ormai non può esistere l’idea di classificare Fenoglio come semplice cronista della resistenza la quale non è stato ricostruita semplicemente come memoria autobiografica ma è stata rielaborata narrativamente.
Per Beppe la guerra civile è come un giudizio universale e tutti gli uomini sono alla ricerca di una via uscita verso un luogo situato al di là degli eventi. Nella storia l’uomo corre dietro un ideale assoluto e questa ricerca è destinata a tradursi in una sconfitta che va affrontata stoicamente.
La conseguenza di questa ricerca è la solitudine e per i protagonisti fenogliani questa solitudine è vista come condizione esistenziale per affrontare le prove della vita.
La sola occasione di riscatto per Fengolio sta nell’accettare coraggiosamente il proprio destino, pur sapendo di essere in partenza destinato alla sconfitta.
LA FATICA NERA DELLA SCRITTURA: "GENESI DI UN NARRATORE"
L’apprendistato letterario di Fenoglio era iniziato in una dimensione tutt’altro che dilettantesca e provinciale Beppe si impegno nel tradurre l’inglese e, purtroppo, di questo enorme lavoro ci resta la sola testimonianza nei quaderni liceali di Fenoglio.
C’è da dire che nel periodo della guerra partigiana, Fenoglio abbandonò momentaneamente i libri, ma si dice che durante il suo servizio militare annotava tutte le sue testimonianze e i suoi pensieri in un taccuino e si può pensare che questi annotazione furono lo spunto per i suoi racconti e romanzi .
La sua piena stagione scrittoria si apre in un clima dove il neorealismo era la corrente letteraria "predominante" e bisogna sottolineare che Fenoglio si dissociò subito da questo movimento. Questa dissociazione è evidente nei testi scritti durante il tirocinio letterario fenogliano e nel primo dopoguerra, quando Fenoglio tendeva all’acquisizione di uno stile diverso da quello del neorealismo. La differenza tra le idee fenogliane e quelle neorealiste era nella rappresentazione della realtà: lo scrittore mirava alla creazione di un linguaggio personale lontano dall’uso comune, cioè soggettivo, invece il neorealismo tendeva ad una rappresentazione diretta e neutra della realtà cioè, almeno alle intenzioni, oggettiva.
Molto importante è sottolineare che per Fenoglio ogni singolo testo da lui scritto faceva parte di un mosaico mirato a ricostruire grazie alla vicende dei Fenoglio la storia del secolo: dal passato indefinito de "La malora" , alla prima guerra mondiale , al fascismo con la guerra e la Resistenza , fino ad arrivare al dopo guerra . Questo suo progetto venne cancellato dalla sua morte . Fenoglio mirava alla realizzazione di un affresco che avrebbe dovuto descrivere vicende di guerre e pace sullo sfondo delle Langhe . Ma Fenoglio non si può definire un provinciale per il semplice fatto di aver affrontato le vicende che riguardavano Alba perché per lui il confine geografico non ha nessuna importanza perché il destino è uguale per tutti .
Con determinazione Fenoglio cercò un editore ma a causa della sua incapacità ad adeguarsi ai progetti editoriali delle case editrici e di programmare al propria produzione letteraria pubblicò solo tre libri : “La malora” , “i ventitrè giorni di alba” e “Primavera di bellezza” lasciando nel cassetto testi molto importanti . Correttore infaticabile scriveva e riscriveva mirando a pagine di fattura perfetta e di classica finitura . I tempi lunghi di un opera che è “ in fieri “ , “work progress “ mal si conciliavano con la fame editoriale delle novità da presentare a ogni nuova stagione . Dopo la sua morte tutto il suo materiale andò perduto o quasi e questo è all’origine di una disputa filologica che dura ancora oggi .
Ma grazie a un gruppo di equipe , sotto la guida di Maria Corti , si è potuto allestire l’edizione critica delle “ opere “ di Fenoglio e così l’obiettivo di aumentare i testi fenogliani pubblicati è stato raggiunto. Purtroppo non è stato possibile presentare un “opera omnia “ fenogliana perché non è stato possibile recuperare tutti gli scritti .
Non c’è dubbio però che Fenoglio è un caso letterario in cui il fascino e l’incantesimo della scrittura hanno avuto il sopravvento sulle pur importanti e dottissime questioni fenogliane .
L'INDIVIDUALISMO STOICO E PURITANO DEL PERSONAGGIO JOHNNY
“Il partigiano Johnny” di Giuseppe Fenoglio fu pubblicato postumo nel 1968 a cura di Lorenzo Mondo che cucì insieme due diverse redazioni rinvenute nel fondo albese, uniformando nomi di luoghi e personaggi.
Anche se “Il partigiano Johnny” come opera di Fenoglio non esiste, è indubitabile che la letteratura novecentesca non può fare a meno, ormai, di questo incompiuto monumentale abbozzo di romanzo.
Calvino definì “ Il partigiano Johnny” come un materiale semilavorato, una specie di linguaggio mentale che Fenoglio buttava sulla carta ma che non avrebbe mai fatto leggere a nessuno. Da questa prima stesura lui cercava di ricavare ,attraverso laboriose stesure successive, una prosa che, pur con una forte coloritura, non si staccasse troppo dal tono della prosa narrativa italiana contemporanea: e solo allora la giudicava idonea alla pubblicazione.
Il “romanzo” di Fenoglio sarebbe quindi il grande brogliaccio accantonato e usato come serbatoio per altre opere, non potendo realizzare il progetto unitario cui lo scrittore tendeva, quel “libro dei libri”, il libro di una vita che abbracciasse vasti e grandiosi avvenimenti storici.
Dopo lo sfascio dell’esercito e la fortunosa risalita dell’italia, Johnny ritorna alle sue colline.
Rifugiatosi in una villetta sopra Alba per sfuggire al bando Graziani, verifica presto l’impossibilità di una fuga dalle proprie responsabilità civili nella letteratura e nell’amore, come sperava , scende in città e incontra i suoi ex professori Chiodi e Cocito (Monti e Corradi nel romanzo), entrambi antifascisti anche se di diversa formazione politica e diversi da Johnny che,mancando ogni ideologia, intende la lotta al fascismo come un novello Robin Hood , romantico e individualista.
Così egli prende la decisione di diventare partigiano e di prendere la via delle colline in una sorta di investitura cavalleresca.
Inizia così il viaggio di Johnny verso l’avventura e l’esplorazione del mondo, una partenza da crociato, armato di "a deep distrust and yet a profounder faith>> (<< una profonda sfiducia e una fede tuttavia più profonda"), che è il sentimento di chi al senso dolente della realtà sa unire anche la speranza e l’utopia.
Il primo approccio ai partigiani garibaldini di stanza a Mombarcaro è traumatico poiché alla differenza di classe e cultura s’aggiunge il peso fastidioso dell’ideologia. Johhny rifiuta inoltre i corsi di marxismo che il commissario Nemega vorrebbe impartire e passa all’uso delle armi : è il tempo del fucile.
Per lui, solo condividendo il pericolo e la morte si attenua il contrasto tra uomini di diversa estrazione sociale.
Anche nei partigiani azzurri, a cui si aggrega dopo la prima deludente esperienza , affiora prepotente il suo individualismo, il suo carattere di eroe senza ideologia, tutto teso e concentrato in una lotta intrisa di religiosità, non cattolica ma laica, contro il "nemico che la storia, nel suo corso accidentato ma sempre ostile all’uomo, ha assegnato alla sua generazione", laddove la resistenza "è una forma ugualmente storica di lotta di liberazione e affrancamento dal destino".
Tuttavia Johnny trascorrerà tutta la resistenza con gli azzurri, pur non condividendone mai l’ossequio alla regolarità e l’impostazione della lotta secondo i dettami di una guerra tradizionale di posizione che invece per lui doveva essere in tutto e per tutto una guerriglia di bande che velocemente colpiscono e altrettanto velocemente spariscono nel nulla.
a conquista della città di Alba da parte delle forze nazifasciste, Johnny rimane isolato dal resto dei partigiani , e si deve rifugiare su di una collina per sfuggire alla spietata caccia all’uomo messa in atto dalle forze militari nemiche.
Ed è proprio in questo momento che Johnny vive la sua resistenza individuale , tormentato dalla fame,dal freddo e dalla mancanza di sigarette a cui riesce a sopravvivere grazie alla sua caratteristica di guerriero solitario , ancorato ad un codice di fedeltà cavalleresca.
Anche quando tutto sembra perso, non c’è posto nella logica di Johnny per il buon senso comune .
Tuttavia anche la tremenda prova s’avvia alla conclusione e arriva l’atteso giorno dell’appuntamento con gli altri partigiani superstiti per il reimbandamento.
Ma i mesi di “rigenerazione puritana” vissuti nella “stregata solitudine dell’alta collina”, nell’”immenso abbraccio della solitudine” hanno cambiato Johnny, rendendolo diverso dai compagni.
Johnny infine, disobbedendo ai superiori e in un empito di fedeltà ai vecchi compagni, va incontro alla morte in una imboscata contro un reparto fascista in ritirata, episodio realmente avvenuto a Valdivilla il 24 Febbraio 1945 e in cui perse la vita il padre del comandante Nord.
Alla vigilia della liberazione finisce il libro.
La bellezza di questo incompiuto romanzo s’imprime profondamente nella mente del lettore, affascinato dalla forza visionaria del racconto e dai significati universali.
La Resistenza , pur reale anche se spesso Johnny si allontana dalla biografia di Fenoglio e dalla verità storica, è un pretesto per un’avventura alla ricerca del segreto dell’esistenza in cui l’apprendistato alla vita diventa l’apprendistato alla morte, momento eccezionale ove, nella stagione irripetibile della giovinezza, si fondono l’avventuroso e il quotidiano.
E’ anche il romanzo della ricerca della maturità , infatti dall’instancabile andare e camminare attraverso un paesaggio a volta a volta amico od ostile, si precisa sempre meglio il senso del personaggio fenogliano, teso ad una conoscenza del mondo che conduce alla presa d’atto del male, della violenza e della morte, pur tenacemente contrastati, ma ineludibili nel tragico svolgimento della storia umana.
“Disillusione ed estraneità nel dopoguerra del ‘mito americano’ : Johnny, un perdente dalla parte dei vincitori”
L’edizione critica di Maria Corti ha presentato, oltre alle due redazioni del “Partigiano Johnny”, un lungo frammento di nove capitoli in inglese con traduzione in italiano a fronte di Bruce Merry, a cui è stato dato il titolo di “Ur Partigiano Johnny”. Secondo la curatrice questo frammento sarebbe stato scritto subito dopo la guerra, ma la sua datazione, come tutti gli altri inediti fenogliani, è controversa. Il testo è ambientato negli ultimi mesi di guerra dopo la battaglia di Valdivilla, nel Monferrato dove fenoglio tenne i collegamenti con la missione inglese. E proprio questo ultimo scorcio di guerra con gli inglesi risulta utilissimo per comprendere la visione, desolatamente pessimistica, del nuovo mondo che sta nascendo: di nuovo la guerra,nel bene o nel male, cambierà tutto. Quello intrapreso da Johnny è un viaggio che , attraverso successivi allontanamenti e partenze,prove,superamento di pericoli, franamenti di ideali (l’esercito allo sfascio, i monarchi in fuga), delusioni (prima coi rossi, poi con gli azzurri ), approda al ritiro spirituale dei mesi del rastrellamento per imparare alla scuola della solitudine la propria irrimediabile diversità di eroe animato da sogni utopici, inconciliabili con la realtà. Allora, solo nel ritorno alle radici dell’utopia, ai vecchi ideali traditi dal presente, può esserci la salvezza. Con tali intendimenti Johnny affronta la sua esperienza con gli inglesi nel Monferrato che si rivelerà ancora una volta, all’insegna della delusione. Tutti gli ideali che Johnny e gli altri partigiani come lui, avevano incessantemente difeso , finirono per andare perduti : si affacciava quindi un dopoguerra all’insegna del compromesso in cui non c’è posto per gli uomini del calibro di Johnny. A questo proposito è interessante prestare attenzione ad una citazione dal testo di Fenoglio : "Dunque, era cominciato, era cominciato, come era anche troppo naturale, mentre sembrava ancora soltanto troppo immorale.Era cominciato l’inganno, era cominciato il compromesso, le ombre si piegavano e si affacciavano sulla scacchiera nitidamente scandita,luminosamente chiara, e tutta la partita veniva confusa, falsata e scompigliata". Questa citazione fa comprendere come tutti gli sforzi di Johnny e degli altri partigiani fossero risultati vani, poiché dopo l’abbattimento del fascismo si instaurò in italia un regime che comprendeva in esso addirittura alcuni esponenti appartenenti al vecchio governo fascista. A questo segue poi l’affermarsi in Italia del mito americano, cui l’autore si sente totalmente estraneo. Questo ciclo all’insegna dell’America trionfa nettamente sulla troppa vecchia civiltà inglese a cui l’autore invece si sentiva chiaramente molto legato. Ciò porta ad un processo di disincanto che l’autore subisce vedendo l’ideale “puritano” di Johnny fatalmente destinato alla sconfitta e assistendo all’affermarsi di una società che lui percepisce come ostile e lontana dalle sue speranze. In definitiva Johnny e quelli come lui sono dei “perdenti” : il vento della vittoria non trasforma la realtà nel senso che lui e i suoi compagni avevano sperato. Il paese non si è realmente rinnovato: il governo verrà saldamente “tenuto dalla vecchia gente”, come dice il compagno Leo, e il mito americano segnerà l’affermazione di valori e di priorità completamente estranee alle idealità per cui Johnny si è battuto. Johnny è, in definitiva, “un perdente dalla parte dei vincitori”.
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