Ad Cn. Dolabellam,proconsulari imperio provinciam Asiam obtinentem, deducta mulier Smyrnaea est. eadem mulier virum et filium eodem tempore , venenis clam datis, vita interfecerat atque id fecisse se confitebatur dicebatque habuisse se faciendi causam , quoniam idem illi maritus et filius alterum filius mulieris ex viro priore genitum , adulescentem optimum et innocentissimum, exceptum insidiis occidissent. idque ita esse factum controversia non erat. Dolabella rettulit ad consilium. Nemo quisquam ex consilio sententiam ferre in causa tam ancipiti audebat, quod et confessum veneficium , quo maritus et filius necati forent,non admittendum impunitum videbatur et digna tamen poena in homines sceleratos vindicatum fuisset. Dolabella eam rem Athenas ad Areopagitas ut ad iudices graviores exercitatioresque reiecit. Areopagitae, cognita causa accusatorem mulieris et ipsam, quae accusabatur ,centesimo anno adesse iusserunt. Sic neque absolutum mulieris veneficium est, quod per leges non licuit , neque nocens damnata punitaque, quae digna venia fuit.
Versione tradotta
Presso Gneo Dolabella, il quale governava la provincia d'Asia cn/per il suo potere di proconsole, fu condotta una donna di Smirne.
la medesima donna ammazzò nel medesimo momento il marito ed il figlio, dopo aver loro somministrato di nascosto dei veleni e confessava di aver fatto ciò e diceva di aver avuto un motivo per far(lo), cioé per il fatto che il marito medesimo e il figlio le avevano ucciso l'altro figlio generato dal marito precedente, giovane bravissimo e innocentissimo, dopo averlo catturato/preso cn un inganno.
E nn c'era un dissenso che ciò fosse accaduto così. Dolabella riportò presso un'assemblea. Nessuno dall'assemblea osava esprimere (lett.portare) un parere in una causa tanto ambigua, poiké anche sembrava corretto ke il confessato avvelenamento, con cui erano stati uccisi il figlio e il marito, nn fosse accolto senza punizione e (poiché) tuttavia ci si era vendicati contro uomini scellerati con una pena degna. dolabella rivolse/sottopose quel caso ad atene presso gli areopagiti come presso giudici più severi e più abili. gli areopagiti, conosciuta la causa (situazione), ordinarono ke l'accusatore della donna e la (donna) stessa,che era accusata, . Così né fu assolto l'avvelenamento della donna, che per/attraverso le leggi nn fu acconsentito, né fu condannata un'innocente, né fu punita una che fu degna di perdono.
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