La prima guerra mondiale portò al collasso le economie degli stati belligeranti, con la sola esclusione degli Usa. Il prolungato drenaggio di risorse economiche a favore dell’impegno bellico aveva indotto i governi ad aumentare la pressione fiscale e a varare, puntando sul patriottismo dei risparmiatori, sottoscrizioni e prestiti nazionali che, assieme ai prestiti provenienti dagli Usa, aumentarono il debito pubblico. Un altro metodo per far fronte alle spese crescenti fu l’aumento della stampa di moneta, che però ingenerò fenomeni inflazionistici assai duri da sopportare per una popolazione già provata dalla guerra. La pesante inflazione si ripercosse soprattutto su dipendenti pubblici e proprietari di beni; gli Stati cercarono di tamponare l’emergenza mantenendo il blocco dei prezzi vigente durante la guerra e sostenendo le grandi industrie mediante commesse statali. Nel biennio successivo alla fine della guerra quindi si ebbe una moderata ripresa dell’economia, proprio grazie al pesante intervento pubblico, che terminò però con il periodo depressivo che si aprì nel 1920.
- Tesine