Francisco Goya (1746-1828), pittore spagnolo, appassionato del colore e dell’ombra, si pone come antitesi della pittura neoclassica, della quale rifiuta i modelli della bellezza e la visitazione dell’antichità. La progressiva trasformazione del suo linguaggio pittorico, è influenzata dall’ambiente illuminista, tant’è che rivolge particolare attenzione allo studio “ dei mali dell’intelletto che ostacolano la ragione”. Il linguaggio pittorico di Goya è sempre più drammatico, man mano che affronta temi, quali quelli delle superstizioni, degli errori del potere e dell’ignoranza. Anche quando descrive apparenti scene di festosità, come nelle sue prime opere (cartoni e arazzi), si cela la malinconia e la disperazione. Ad esempio in La Moscaceca, si assiste alla trasposizione ludica di un supplizio, oppure nel Il Fantoccio, il burattino presenta l’aspetto della disperazione. L’elemento inquietante fino ad allora dissimulato affiorirà nelle sue opere con la malattia che lo colpì nel 1782 e che lo rese sordo in concomitanza del grande sconvolgimento politico del tempo. Los Fusiliamentos per esempio, è la rappresentazione di una tragica esecuzione: emblema degli orrori della guerra che nel 1814 vedono la restaurazione della monarchia spagnola. Chiuso nella sua solitudine, la realtà viene osservata e trasfigurata in maniera fantastica ed emergerà sempre più la forza visionaria dell’inconscio. “Il sonno della ragione genera mostri” è pertanto significativo di questo pezzo di storia, oltre che della propria vita. C’è un doppio principio al quale le opere di Goya obbediscono: la lotta contro le tenebre (“l’uomo della ragione, mostrerà le figure grottesche che nascono dal sonno della ragione”) e il ritorno all’origine. L’origine non è la condizione necessaria per il raggiungimento del bello, come per i suoi contemporanei. Non è un principio ideale ma un’ energia vitale che si rivolge alle fonti profonde della vita, quell’origine oscura in quell’idea della vita fiancheggiata dalla morte. Il punto di arrivo della sua cupa visionarietà la ritroviamo nella Quinta del sordo” ( la serie delle cosiddette pitture nere del 1820). Dipinge le pareti di una sua casa con scene violente e allucinate ( Saturno che divora i suoi figli) dove “l’ombra sembra aver vinto sulla luce”: il riferimento è senza dubbio politico e molto probabilmente si riferisce al tirannicidio di FerdinandoVII.
- Tesine