Crotonienses bellum Locrensibus intulerunt. Quo metu territi, Locrenses ad Spartanos decurrunt: auxilium supplices
deprecantur. liii, longinqua miii-tia gravati, hortantur ut auxilium a Castòre et Polluce petant. Neque legati responsum sociae
urbis sprevérunt profectique in proximum templum facto sacrificio deorum auxilium implorant. Litatis hostiis et impetrato quod
petebant, pulvinaria diis in navi componunt faustisque ominibus profecti suis solacia pro auxiliis deportant. His cognitis,
etiam Crotonienses legatos ad oraculum Delphos mittunt, belli prosperos eventus deprecantes. Iis responsun est votis prius quam
armis hostes vincendos esse. Cum vovissent Apollini deci-mas praedae, Locrenses, et voto hostium et responso dei cognito, nonas
vove-runt tacitamque eam rem habuerunt, ne votis vincerentur. Itaque cum in aciem processissent et Crotoniensium centum viginti
milia armatorum constitissent, Locrenses, paucitatem suam circumspicientes (nam solum XV milia habebant) omissa spe victoriae
in destinatam mortem conspirant, tantusque ardor ex desperatione singulos cepit, ut victores se putarent, si non inulti
morerentur. Sed ii, mori honeste conantes, feliciter Vicérunt, et victoriae causa desperatio fuit. Pugnantibus Locrensibus
aquila ab acie numquam recessit eosque circum-volavit usque ad victoriam. In cornibus quoque duo iuvenes diverso a ceteris
armorum habitu, eximia magnitudine et albis equis et coccineis paludamentis pugnaverunt. Hanc admirationem auxit incredibilis
famae velocitas. Nam eadem die, qua in Italia pugnatum est, et Corinthi et Athenis et Lacedaemòne nuntiata est victoria.
Versione tradotta
I Crotonesi mossero guerra ai Locresi.
Spaventati da quel pericolo, i Locresi cosersero dagli Saprtani: chiesero, supplicanti, aiuto. Loro, stanchi per una lunga
campagna militare, li esortarono a chiedere aiuto a Castore e Polluce. Gli ambasciatori non disdegnarono la risposta della
città alleata e, partiti verso il tempio più vicino, fatto un sacrificio, implorarono l'aiuto degli dei. sacrificate le
vittime e ottenuto ciò che chiedevano, su una nave posero dei letti per gli dei e, partiti con i loro presagi favorevoli,
portarono consolazione invece di truppe ausiliarie. Sapute queste cose, anche i Crotonesi mandarono degli ambasciatori
all'oracolo di Delfi, chiedendo avvenimenti favorevoli della guerra. Loro ebbero il responso che i nemici dovevano essere
vinti dalle preghiere prima che dalle armi. Avendo promesso ad Apollo la decima parte del bottino, i Locresi, saputo il voto
dei nemici e il respondo del dio, promisero la nona parte e tennero quella cosa segreta, affinchè non venissero vinti nelle
preghiere. Perciò essendo entrati nel campo di battaglia e essendosi fermati 120000 soldati crotonesi armati, i Locresi,
guardando il loro piccolo numero(infatti en avevano solo 15000), persa la speranza della vittoria, si unirono nella morte
destinata, e un ardore così grande prese ognuno di loro dalla disperazione, che si sarebbero potuti ritenere vincitori, se
fossero morti non invendicati. MA loro, tentendo di morire onestamente, vinsero felicemente, e la causa della vittoria fu la
disperazione. Mentre i Locresi combattevano un aquila non si allontanò mai dal campo di battaglia e volò intorno a loro fino
alla vittoria. Anche nei corni 2 giovani si diverso costume di armi dagli altri, di esimia grandezza e con cavalli bianchi e
con armamenti scarlatti combatterono. L'incredibile velocità della notizia accrebbe questa ammirazione. Infatti nello stesso
giorno,m in cui si combattè in Italia, la vittoria fu annunziata a Corinto, ad Atene e a Sparta. Guerra tra Locri e Crotone
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