La filosofia della natura, illustrata nell’ Enciclopedia delle scienze filosofiche, ò la seconda parte del sistema hegeliano. La prima parte di esse, la logica, riguarda l’Idea in sè, considerata nella forma del pensiero puro. Per oggettivarsi, per essere oggetto a se stessa, l’Idea deve quindi uscire dall'”in sè”, esteriorizzarsi, diventare “altro” rispetto al pensiero puro. Questa “Idea nella forma dell’essere altro” ò la natura. Se il pensiero puro (l’Idea in sè) ò universalità , necessità , unità , la natura (l’Idea fuori dal sè) ò, al contrario, particolarità , accidentalità , dispersione, “per sè”. La natura ò infatti caratterizzata dall’estraneità non solo nel senso che essa ò “altro” rispetto al pensiero puro, ma anche nel senso che ò estrinsecità in se stessa, ossia dispersione di momenti particolari che non trovano un principio e una legge unitari. Però anche la natura, come le altre parti del sistema, obbedisce ad uno schema dialettico. Infatti, essa si presenta come ‘ un sistema di gradi di cui l’uno esce dall’altro necessariamente ed ò la prossima verità di quello da cui risulta ‘. Questi, che sono poi 3, costituiscono una gerarchia in cui si rivela un progressivo passaggio dall’estrinsecità all’unitarietà attraverso il graduale affermarsi di quell’elemento dell’individualità che troverà il suo più proprio campo di applicabilità nell’ultima parte del sistema hegeliano, la filosofia dello spirito. La filosofia della natura in Hegel ha dunque una funzione prevalentemente sistematica: essa ò il necessario momento di passaggio della logica alla filosofia dello spirito, ossia dal pensare che non ha un oggetto esterno a sè, all’autocoscienza dell’Assoluto come unità sostanziale di soggetto e oggetto, di pensiero e realtà , di finito ed infinito. Ma questo passaggio può avvenire soltanto attraverso la negazione dell’Idea in sè, attraverso l’esperienza di quel che non ò pensiero puro, di quel che ò puro oggetto senza soggetto, ossia appunto la natura. Il primo grado della natura ò la meccanica, che rappresenta il momento dell’estrema particolarità ed estrinsecità . In essa, infatti, l’unità della forma ò imposta soltanto dal di fuori, attraverso leggi astratte (le leggi del movimento della materia) e concetti anch’essi astratti (come lo spazio ed il tempo). Il secondo momento ò la fisica, nella quale, attraverso la sostituzione dell’analisi qualitativa a quella quantitativa, comincia a sorgere l’individualità , dapprima come ” individualità universale ” (le qualità fisiche degli elementi fondamentali), poi come ” individualità particolare ” (le qualità fisiche considerate nei singoli oggetti: peso specifico, coesione, suono, colore) ed infine, come ” individualità totale ” (le qualità fisiche considerate come espressioni particolari di tutta la natura: la struttura dei corpi, il magnetismo, l’elettricità , il chimismo). Il terzo grado ò la fisica organica, in cui emerge l’elemento dell’ ” individualità soggettiva ” tenuta su da un’unità che presenta già caratteri ideali. I tre momenti interni alla fisica organica ( natura geologica, natura vegetale, natura animale ) sono interpretati in chiave teologica e vitalistica, in modo da essere finalizzati gerarchicamente alla realizzazione dell’individualità soggettiva, la quale trova piena espressione soltanto laddove le parti animate diventano membra di un unitario organismo animale. Hegel ò fortemente polemico con le concezioni romantiche della natura. Rispetto ad esse egli dissente su due punti fondamentali. In primis, egli non accetta l’identificazione della natura con Dio (o comunque in riconoscimento di un carattere divino della natura). Questo equivarrebbe a identificare la natura con la sostanza infinita, mentre per Hegel essa rappresenta soltanto una “caduta”, una “negazione” ( per quanto necessaria per la successiva realizzazione dialettica dello spirito ) rispetto alla purezza dell’Idea in sè. In secondo luogo, Hegel non condivide la concezione romantica e soprattutto propria di Schelling di una natura sostanzialmente convergente con lo spirito: al contrario, per lui spirito e natura si oppongono e lo spirito non può sorgere se non laddove la natura in quanto tale (ovvero in quanto non-pensiero, in quanto esteriorità e occidentalità ) viene negata e risolta in un momento interno all’Idea. In comune con la filosofia romantica della natura, Hegel ha invece la profonda ostilità alla tradizione newtoniana che aveva imparato nel Settecento. La fisica newtoniana (e, prima ancora, galileiana) era fondata sulla convergenza di due metodi: metodo empirico e metodo matematico. Nessuno dei due piace ad Hegel. All’esperienza egli oppone il metodo speculativo, che non si limita a connettere rapsodicamente le testimonianze della sensibilità , ma definisce ogni aspetto particolare della realtà mediante il suo rapporto con il tutto inteso come sostanza infinita ed assoluta. Al metodo matematico, che impone agli oggetti una razionalità astratta ed estrinseca, Hegel sostituisce il metodo dialettico, che mostra l’intrinseco derivare di un aspetto dall’altro in una reciproca relazione di opposizione e di unità . Inoltre, tanto l’esperienza quanto la matematica hanno il comune difetto di accontentarsi del fato, sia esso sensibile (come nel caso dell’esperienza), sia esso intuitivo (come nel caso della matematica), che esse assumono ingiustificatamente come punto di partenza: al contrario la filosofia speculativa, con il suo metodo dialettico, fornisce un fondamento assoluto ad ogni aspetto della realtà , riconducendolo, attraverso successive mediazioni, alla totalità infinita (che ovviamente, per Hegel, ò fondata su se stessa).
- 1800
- Hegel
- Filosofia - 1800