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Il linguaggio La connessione delle immagini sensoriali conservate nella memoria consente una forma di conoscenza che é comune ad uomini e ad animali : così come l’ uomo vedendo le nuvole prevede che pioverà , anche il cane , vedendo il padrone col bastone in mano , prevede il dolore o se vede l’ osso in mano al padrone prevede il piacere . Per passare da questo tipo inferiore di conoscenza al ragionamento discorsivo vero e proprio ( tipico solo degli uomini ) occorre invece l’ intervento del linguaggio . Alle cose , o meglio , ai fantasmi delle cose , devono essere imposti dei nomi , esercitanti una doppia funzione . In quanto note , i nomi hanno il compito di ricordare all’ uomo le connessioni che egli ha stabilito tra le singole cose : si tratta dunque di una funzione mnemonica , volta a far ricordare : dopo aver dimostrato che gli angoli di una figura composta da tre lati sono uguali a 180 gradi , é sufficiente imporre a quella figura il nome di triangolo per ricordarsi di questa proprietà ogni volta che ci si trova di fronte ad una figura simile , senza dover ripetere di nuovo , da principio , la dimostrazione . Ma secondo Hobbes si sarebbe potuto dare al triangolo un qualsiasi altro nome convenzionale , in quanto a suo parere l’ imposizione dei nomi é totalmente arbitraria e non sono le cose stesse a suggerirci il nome da attribuire loro ( Platone , invece , nel Cratilo , faceva notare come i nomi fossero in parte suggeriti dalla cosa stessa cui bisogna dare il nome e in parte elaborati dall’ uomo : in altre parole , per Platone é la natura stessa della cosa che chiamiamo zanzara a suggerirci il nome da darle ) . Ma i nomi hanno anche un’ altra funzione : in quanto segni servono a far comprendere agli altri uomini le cose da noi pensate e le connessioni tra esse stabilite : si tratta quindi di una funzione comunicativa , che ci consente di comunicare : ad esempio , quando dico ” triangolo ” , tutti sanno che intendo una figura dotata di tre lati , la cui somma degli angoli interni é di 180 gradi . Il ragionamento discorsivo , come abbiamo visto , opera quindi sui nomi e non sulle cose . Anzi , la caratteristica peculiare di questo ragionamento si fonda sull’ uso di termini universali ai quali non corrisponde nessuna cosa reale : quando parliamo e ragioniamo a riguardo dell’ uomo , stiamo operando su un qualcosa che non esiste perchè non esiste l’ uomo , bensì esistono i singoli uomini ( Socrate , Platone , Aristotele , e così via ) . La verità o falsità del ragionamento dipende quindi dalla correttezza o scorrettezza con cui dal significato attribuito a un determinato nome si é inserita la sua connessione con quella di un altro nome . Ecco allora che verità e falsità riguardano esclusivamente i nomi e non le cose : la loro natura é puramente logica e non ontologica . La scienza non descrive la realtà delle cose , ma costruisce un sistema di antecedenze e conseguenze tra i nomi , che conserverebbe la sua validità anche quando l’ intera realtà scomparisse improvvisamente : per esempio , se anche non esistesse più il mondo , 2 + 2 darebbe sempre 4 . Ecco allora che Hobbes si ricollega al nominalismo della filosofia scolastica del Medioevo : la filosofia di Hobbes pertanto é un tentativo di contemperare l’ empirismo con il razionalismo . Da un lato , i suoi presupposti gnoseologici sono sensistici : senza esperienza sensibile non sono possibili nè i concetti nè la conoscenza ( come faccio a parlare o a conoscere un triangolo o un albero senza averne mai visto uno ? ) ; ma dall’ altro lato la conoscenza al suo livello più elevato ( la scienza ) produce un’ organizzazione del sapere che , sebbene dipenda sempre dall’ esperienza per quanto concerne il materiale conoscitivo , si fonda su un sistema di (segue nel file da scaricare)
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