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Morale ed estetica Anche per quel che riguarda la morale Hume ha intenzione di applicare lo stesso metodo descrittivo e sperimentale già utilizzato nella discussione del problema della conoscenza. La sua indagine sull’ etica inizia pertanto non con una enunciazione di princìpi, ma con una rigorosa analisi delle passioni che di fatto determinano le azioni degli uomini. Le passioni sono per Hume impressioni, e quindi esperienze, dati di fatto la cui realtà non può essere né approvata né condannata, ma soltanto constatata. La sola differenza che intercorre tra una passione e la percezione di un oggetto esterno è che quest’ ultima è un’ impressione di sensazione ( cioè deriva direttamente dall’ esperienza esterna ), mentre la passione è un’ impressione di riflessione ( cioè è un’ esperienza interna che deriva da una precedente impressione di sensazione ). Su questa assimilazione delle passioni alle impressioni si fonda l’ antirazionalismo etico di Hume. La ragione ha una funzione conoscitiva, non pratica . La ragione opera sulle idee, e decide della loro verità o falsità mediante il confronto delle une con le altre . Ma le passioni non sono idee, ma impressioni ; non ha quindi senso cercare di confrontarle per giudicare del loro valore, come erroneamente hanno creduto anche empiristi come Locke e Berkeley . In quanto impressioni, cioè dati di esperienza le passioni non sono né vere né false, né giuste né ingiuste, ma semplicemente sono. La ragione, così come non può modificare il fatto che oggi piova o splenda il sole, non può agire sulle passioni né per suscitarle né per frenarle. La ragione è, e deve solo essere, schiava delle passioni, e non può rivendicare in nessun caso una funzione diversa da quella di obbedire e di servire ad esse . L’ unico modo in cui la ragione può condizionare la nascita della passione è attraverso il giudizio sulla realtà delle cose e sulla congruenza tra i fini che ci proponiamo e i mezzi di cui intendiamo servirci per raggiungerli. Se, ad esempio, conosciamo razionalmente che l’ oggetto del nostro desiderio non esiste o che i mezzi di cui disponiamo sono assolutamente insufficienti per conseguirlo, viene meno il nostro stesso desiderare . Ma, eccettuato il caso in cui l’ informazione teorica può modificare i nostri desideri , la ragione non può mai convincerci che una passione è giusta o sbagliata o che dobbiamo fare una cosa che non vogliamo anziché una che desideriamo. A ciò si deve aggiungere che la stessa volontà , che tradizionalmente si ritiene possa essere determinata dalla ragione, per Hume non è altro che quella impressione interna che noi avvertiamo e di cui diveniamo consapevoli, quando coscientemente diamo origine a qualche nuovo movimento del nostro corpo o a qualche nuova percezione della nostra mente . Pur non essendo una passione, la volontà è anch’ essa un’ impressione, un dato di fatto, un’ esperienza interna che è determinata casualmente, come le passioni, da altri eventi esterni o interni all’ uomo. Non esiste quindi alcun libero arbitrio ; al contrario la volontà sottoposta a quella stessa necessità che ( come avviene in tutte le connessioni di causa ed effetto ) , pur non essendo dimostrabile razionalmente , si fonda sulla costanza dell’ esperienza e sulla conseguente possibilità di inferire un certo effetto da una certa causa . In altre parole , ogni nostra volizione è causata necessariamente da un determinato stato emotivo , e la sola libertà di cui l’ uomo gode è quella della costrizione esterna. Da quanto precede si può concludere che non esiste alcun principio morale che possa guidare il comportamento dell’ uomo, in modo da rendergli possibile la distinzione tra virtù e vizio ? Certamente no. Ma questo princìpio non può essere derivato dalla ragione né può diventare operante in virtù di un atto di libero arbitrio. Alla base di ogni moralità vi è per Hume un se (segue nel file da scaricare)
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